T9 ITA - La matrona di Èfeso

L ET IMPERIALE T9 La matrona di feso tratto da Satyricon 111-112 italiano Encolpio, assieme a Gìtone e a Eumolpo hanno deciso di abbandonare via nave la città in cui si sono svolte le vicende di cui sono stati fin qui protagonisti, ma, una volta imbarcatisi, scoprono che il vascello è di proprietà di un loro acerrimo nemico (incontrato nella sezione del Satyricon purtroppo andata perduta): si tratta del ricco Lica di Taranto, in viaggio con la matrona Trifena. Nonostante i tentativi di nascondersi, i tre vengono scoperti, ma alla fine riescono a riappacificarsi con gli avversari. Eumolpo ne approfitta, allora, per raccontare la novella della matrona di feso: una donna, rimasta vedova, decide di rinchiudersi nel sepolcro del marito e di lasciarsi morire; giunge, attirato dalla luce di una lampada, un soldato che sta facendo la guardia ai corpi di alcuni banditi crocefissi lì nei pressi. L uomo, aiutato dall ancella della donna, che non l ha mai abbandonata, non solo convince la vedova a riprendere a mangiare e a bere, ma riesce a farla innamorare. 111.1. «V era in feso una signora1 talmente famosa per la sua pudicizia, da ri- 5 10 15 chiamare a mirarla anche le donne delle popolazioni vicine. 2. E dunque avendo costei sepolto il marito, non paga della comune usanza di seguire il funerale con le chiome sciolte o percuotendosi il petto ignudo al cospetto della folla, seguì il defunto anche nel sotterraneo sepolcrale e prese a vegliare e a piangere per giorni e notti la salma deposta nella cripta secondo l uso dei Greci.2 3. In tal modo afflitta e determinata a lasciarsi morire di fame, non i genitori riuscirono a condurla via, non i parenti; da ultimo si allontanarono respinti anche i magistrati, e, da tutti compianta, quella donna unica traeva già il suo quinto giorno di digiuno. 4. Assisteva la sventurata una fedelissima ancella,3 che aggiungeva le sue lagrime a quel pianto, e ogni volta che il lume collocato sulla tomba accennava a spegnersi, lo rinfocolava. 5. Era ormai l unico argomento nei discorsi di tutta la città, e tutti, senza distinzione di classe sociale, riconoscevano che mai v era stato un così vero e fulgido esempio di pudicizia e di amor coniugale, quando nel frattempo,4 il governatore della provincia fa crocifiggere due banditi accanto al tempietto funebre ove la signora piangeva il cadavere ancor fresco. 6. E dunque la notte dipoi, il soldato di piantone alle croci, ché nessuno si portasse via a seppellire uno dei due corpi, avendo notato un lume fra le tombe, chiaro e splendente, e udito un gemito di persona in lagrime, secondo 1. una signora: in latino Matrona quae dam. L utilizzo dell indefinito quidam a indicare qualcuno di cui non si vuole o non si può precisare l identità è un elemento tipico dell esordio di ogni narrazione favolistica. Questa indeterminatezza contrasta con l esplicito riferimento alla città di feso, in Asia Minore: si tratta di un segnale che Petronio utilizza per richiamare nel lettore antico le Fabulae Milesiae di Aristìde di Mileto, una raccolta di novelle a carattere marcatamente erotico (à p. 224), ambientate proprio nella 264 stessa regione, creando così determinate aspettative. La protagonista è connotata dall essere matrona pudica, con un chiaro riferimento a un sistema valoriale, tipicamente romano, che verrà totalmente sovvertito durante la storia. 2. nella cripta dei Greci: mentre a Roma generalmente si praticava l incinerazione dei defunti, in Grecia era più diffusa la pratica dell inumazione: il corpo del defunto veniva collocato su di un apposito letto di pietra all interno di una camera sepolcrale sotterranea. 3. una fedelissima ancella: da un punto di vista narratologico, l ancella svolge la funzione dell aiutante; fedele alla sua padrona, cerca di assisterla e di aiutarla come può, rivestendo, con il progredire della storia, un ruolo sempre più importante. 4. quando nel frattempo: arriva, inatteso, l elemento di rottura: il governatore ribalta, sia pur indirettamente, l esito della vicenda.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale