Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 9. Rogo vos, oportet credatis, sunt mulieres plussciae, sunt Nocturnae, et quod sursum est, deorsum faciunt. 10. Ceterum baro ille longus post hoc factum nunquam coloris sui fuit, immo post paucos dies freneticus periit . 9. Per piacere, mi dovete credere, ci sono queste femmine che sanno tutti gli incantesimi, ci sono queste streghe notturne che mettono tutto sottosopra. 10. Del resto quell omaccione non riprese più i suoi colori, anzi dopo pochi giorni morì pazzo furioso . (trad. L. Canali) plussciae: che ne sanno di più , per analogia da nescius e conscius. Nocturnae: nel mondo antico la notte era temuta per via dell oscurità e dei pericoli in essa celati: per l uomo si tratta di una paura atavica dal momento che, contrariamente ad altri animali (perlopiù predatori), non possiede sensi adeguatamente sviluppati per potersi muovere al buio, e quindi è estremamente vulnerabile. A causa di questo timore le ore notturne vengono ritenute le ore in cui gli esseri malefici di ogni sorta si muovono liberamente, aggredendo i malcapitati in cui si imbattono. quod sursum faciunt: questa espressione proverbiale, che ricorre in forma simile anche in Seneca, può forse essere intesa in due modi: o come un riferimento alla capacità di queste creature di ribaltare il corso naturale delle cose tramite la magia, o come un allusione alla loro natura di trickster, termine adoperato dagli studiosi di folklore per indicare quegli esseri sovrannaturali che si divertono a fare dispetti agli esseri umani portando scompiglio di notte nelle abitazioni. Analisi del testo Petronio e il fantastico Il testo è un intermezzo narrativo, in questo caso di carattere fantastico (diversamente dai racconti di T7 e T9). Tale intermezzo, oltre ad alleggerire e variare la narrazione, riproduce quelle che dovevano essere le normali chiacchiere della vita quotidiana. Il fantastico, in particolare, era un tema molto comune e, soprattutto, di sicuro effetto sugli astanti oltre che sul pubblico del Sa tyricon, in grado di cogliere meglio di noi i riferimenti intertestuali ed extratestuali, cioè a opere letterarie perdute e a leggende e dicerie popolari rimaste al di fuori della letteratura. Il tema consente, infine, di introdurre immagini cruente, particolarmente gradite ai lettori dell epoca perché in linea con i gusti diffusi a quel tempo. Il sostrato popolare del Satyricon Il realismo che è proprio di Petronio e della sua opera si manifesta con l accoglimento, all interno del testo, di elementi popolari, sia a livello linguistico (solecismi come il locativo Capuae, r. 1; hapax come manuciolum e vavatonem, rr. 38 e 40; costrutti sintattici irregolari come in dum amplexaret, r. 37) sia a livello tematico. Se per i primi il Satyricon offre un ampia casistica, per i secondi il numero di occorrenze è più ridotto: la caratterizzazione di un personaggio attraverso il linguaggio è, infatti, un espediente che è adoperato sin dalla grande stagione del teatro greco classico e 262 trova una delle sue punte più alte nelle commedie di Aristofane (445 ca-385 a.C.), che adopera frequenti onomatopee, giochi di parole, e vocaboli dalla sonorità peculiare; il ricorso a temi e argomenti popolari, invece, è decisamente meno presente nella letteratura antica. La grande novità del realismo di Petronio, in fondo, consiste anche in questo: la connotazione dei personaggi passa attraverso il punto di vista adottato dalla narrazione e, soprattutto, dai temi affrontati. Raffigurazione di un lupo mannaro al centro del piatto pontico del pittore di Tityos, VI secolo a.C. Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

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Età imperiale