Tua vivit imago - volume 3

L autore Petronio Analisi del testo Un breve intervallo Questo racconto costituisce una delle quattro brevi digressioni presenti all interno della linea narrativa principale, assieme alla novella del licantropo e a quella delle streghe (à T8), alla novella del fanciullo di Pergamo e alla novella della matrona di feso (à T9). In generale, possiamo dire che la tecnica del racconto nel racconto segue un modello molto diffuso, specialmente nel romanzo ellenistico, e troverà ampia applicazione all interno delle Metamorfosi di Apuleio (à p. 619). Dal punto di vista della narrazione, tale concatenazione consente di alleggerire il racconto, creando una piacevole digressione che viene introdotta sviluppando un tema ben preciso. In questo caso, Trimalcione parla della lega detta corinzia e, qui come altrove (à T5), inanella un assurda serie di strafalcioni, di sicuro effetto sui lettori: scherza sul fatto che Corinto sia il nome del suo artigiano di fiducia, poi addirittura confonde la guerra di Troia, il conflitto con Annibale e la presa di Corinto da parte dei Romani nel 146 a.C. Una leggenda metropolitana? La storia che racconta approfittando di questa digressione è quella di un artigiano che ha fatto una scoperta straordinaria: è riuscito a trovare il modo di produrre un vetro che ha le stesse proprietà del metallo. Questa tecnica prodigiosa, però, è andata irrimediabilmente perduta perché l imperatore, timoroso delle conseguenze che avrebbe potuto avere sul valore dei metalli e quindi del denaro, ha decretato la condanna a morte dell incauto inventore. Il tema è molto interessante perché si tratta di una vera e propria leggenda metropolitana ante litteram: l idea di un invenzione destinata a rivoluzionare le sorti umane che però viene tenuta segreta è quasi un luogo comune; al tempo stesso, l ipotesi che esista un metodo per realizzare del vetro che può essere lavorato come un metallo risulta estremamente affascinante, soprattutto se si considera che i due materiali hanno caratteristiche diametralmente opposte. Del racconto esistono anche altre versioni antiche. Le differenze tra i testi (che ti proponiamo di seguito) suggeriscono l esistenza di almeno un altra fonte rispetto a quella a cui avrebbe attinto Petronio: in particolare, tutti questi testi rivelano il nome dell imperatore (Tiberio, che regnò tra il 14 e il 37 d.C.), omesso dall autore del Satyricon. La versione di Plinio il Vecchio, estremamente essenziale, sottolinea come questa storia, pur essendo molto nota, fosse ritenuta poco affidabile (una sorta di corrispettivo antico delle nostre fake news); la versione di Cassio Dione amplifica invece i dettagli relativi all abilità dell artigiano, e attribuisce l uccisione di questi unicamente all invidia dell imperatore; la versione medievale di Isidoro di Siviglia, infine, combina i dettagli, offrendo un racconto articolato, che ebbe una grande fortuna. Dicono che sotto il regno di Tiberio, essendo stata inventata una modalità di tempra del vetro che lo rendesse flessibile, tutta la bottega del suo inventore fu distrutta, affinché non crollassero i prezzi del bronzo, dell argento e dell oro; la fama di queste cose fu più a lungo diffusa che sicura. (Plinio il Vecchio, Naturalis historia XXXVI, 195) In quel tempo un grandissimo portico a Roma, che si era inclinato su un lato, fu raddrizzato in una maniera stupefacente da un architetto di cui nessuno conosce il nome (Tiberio infatti, invidioso del suo meraviglioso successo, non permise che fosse trascritto nei registri); costui dunque, qualunque fosse il suo nome, dopo aver rafforzato le fondamenta tutto intorno, in modo che non crollassero, e ricoperto tutto il resto con lana e tela pesante, legò tutto assieme con corde su tutti i lati; poi con l aiuto di molti uomini e macchine risollevò il portico nella sua posizione originale. Tiberio quindi lo ammirò e invidiò allo stesso tempo, e per un motivo lo onorò con denaro, per l altro lo cacciò dalla città; in seguito questi lo avvicinò per supplicarlo e in questa occasione, deliberatamente, fece cadere un calice di vetro e pur essendo rigato o in qualche modo danneggiato, dopo averlo sfregato forte con le mani, lo mostrò subito senza danni, per ottenere il perdono, ma Tiberio lo fece uccidere. (Cassio Dione, Storia romana LVII 21, 5-7 ) Narrano poi che, sotto Tiberio Cesare, un artigiano sconosciuto escogitasse la tempra del vetro, per rendere questo materiale flessibile e duttile. Ammesso alla sua presenza, quest uomo porse al Cesare una fiala che quello, indignato, scaraventò al suolo. L artigiano raccolse allora la fiala, ammaccata quasi fosse un vaso di bronzo, estrasse dal seno della veste un martelletto e riparò le ammaccature. Fatto questo, Cesare domandò all artigiano: C è qualcun altro che conosca questo tipo di lavorazione del vetro? . Quando quello ebbe giurato che nessun altro ne era al corrente, Cesare ordinò che fosse decapitato, per evitare che il successo di quel nuovo materiale facesse considerare l oro come fango e determinasse la caduta del prezzo di tutti gli altri metalli. Tale timore, del resto, era più che fondato, poiché i vasi di vetro, se non si rompessero, sarebbero certamente migliori di quelli d oro e d argento. (Isidoro, Etymologiae XVI, 16, 6, trad. A. Calastro Canale) 257

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale