Il piacere del racconto

L ET IMPERIALE Il piacere del racconto T7 Un invenzione straordinaria tratto da Satyricon 50, 7; 51, 1-5 latino La novella del vetraio e dell imperatore è uno dei racconti nel racconto che si incontrano nel Satyricon: un artigiano paga le conseguenze dell invenzione straordinaria che ha realizzato. Durante la cena di Trimalcione, il padrone di casa dona un premio al cuoco per il colpo di scena con cui ha abilmente fatto saltare fuori salsicce e insaccati dal ventre di un maiale cotto a puntino (à T5). Nella sua generosità, Trimalcione decide di far brindare il cuoco assieme ai commensali e ordina che sia portata un altra coppa, servita su di un vassoio che è in una lega detta corinzia : da qui prende avvio una strampalata divagazione sull origine del termine, che culmina nell aneddoto qui riportato. ! LETTURA 50.7. «Ignoscetis mihi quod dixe ro: ego malo mihi vitrea, certe non olunt. Quod si repetita iuvant à p. 258 5 10 non frangerentur, mallem mihi quam aurum; nunc autem vilia sunt. 51.1. Fuit tamen faber qui fecit phialam vitream, quae non frangebatur. 2. Admissus ergo Caesarem est cum suo mune re, deinde fecit reporrige re Caesari et illam in pavimentum proiecit. 3. Caesar non pote valdius quam expavit. At ille sustu lit phialam de terra; collisa erat tamquam vasum aeneum. 4. Deinde martiolum de sinu protu lit et phialam otio belle correxit. 5. Hoc facto putabat se coleum Iovis tene re, utique postquam illi dixit: «Numquid alius scit hanc condituram vitreorum? . Vide modo. 6. Postquam negavit, iussit illum Caesar decollari: quia enim, si scitum esset, aurum pro luto haberemus . 50.7. Ignoscetis vilia sunt Ignoscetis mihi: l uso del futuro per il verbo igno sco è meno cortese dell imperativo perché, rispetto a quest ultimo, presuppone un aspettativa ben precisa ( sicuramente mi perdonerete ). ego malo mihi vitrea: mihi è dativo di vantaggio, usato in maniera superflua e ridondante perché abbinato con il verbo malo ( preferisco ), ed è un chiaro tratto popolare; il neutro plurale vitrea indica coppe e vasi di vetro. certe non olunt: il metallo può effettivamente emanare cattivo odore, specialmente se si tratta di una lega a base di rame, come per esempio il bronzo (rame e stagno) o l oricalco (rame e zinco). 256 Audio 51. Fuit tamen haberemus Admissus ergo Caesarem: la frase è errata: il verbo admitto richiederebbe l integrazione della preposizione ad oppure la correzione di ergo in erga, ma è probabile che questo stile sgrammaticato faccia parte della caratterizzazione che Petronio fa di Trimalcione, come del resto dimostrano i frequenti errori che commette. fecit reporrige re Caesari: il dativo d agente è qui in dipendenza da un verbo attivo ( se la fece ridare da Cesare ). Caesar expavit: Cesare si spaventò terribilmente . martiolum: martiolus è la forma con il suffisso popolare -iolus, alternativa a martulus e martellus. otio belle: con tut- ta calma ; l avverbio deriva dall aggettivo bellum, carino , attestato già da Catullo. se coleum Iovis tene re: tenere stretto Giove per i testicoli , espressione piuttosto volgare, ma in linea con il personaggio. illi dixit: gli chiese . Il soggetto sottinteso è Cesare. Numquid: introduce un interrogativa diretta. Vide modo: guarda un po , espressione tipicamente colloquiale. si scitum esset haberemus: se fosse conosciuto lo considereremmo , periodo ipotetico dell irrealtà. pro luto: come se fosse sterco .

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale