T5 ITA - La cena

L autore Petronio T5 La cena tratto da Satyricon 31, 3-36; 40-41; 47, 8-11; 49-50, 1 italiano La cena dei ricchi era un momento di convivialità e di ostentazione: i padroni di casa intrattenevano i propri ospiti nelle maniere più disparate, finendo per trasformare i banchetti in veri e propri spettacoli. Nel caso di Trimalcione, l ostentazione del lusso è un tratto particolarmente marcato: ogni momento della cena è finalizzato a stupire i commensali e, soprattutto, a sottolineare la condizione sociale e l enorme disponibilità economica del padrone di casa. Con il suo modo di fare decisamente fuori posto e di cattivo gusto, però, Trimalcione non ottiene altro risultato che offrire un ridicolo intermezzo, che nel complesso contribuisce a variare i toni del racconto. 31.3. Infine dunque ci adagiamo a tavola, mentre schiavetti di Alessandria ci versa- 5 10 15 20 vano sulle mani acque che sembrava una spremuta di neve, e altri, che davano loro il cambio, ai nostri piedi, togliendoci le pellicine alle unghie con un esattezza superlativa. 4. E mica stavano zitti durante un così ingrato servizio, ché anzi lo accompagnavano cantando. 5. Io volli sperimentare se tutto il servidorame era così canterino, e pertanto chiesi da bere. 6. Uno schiavetto mi servì immantinente, anche lui con un motivetto non meno stridulo, e così pure chiunque altro fosse richiesto di qualcosa. 7. Ti pareva il coro d una pantomima, non il triclinio d un paterfamilias.1 8. In ogni modo ci servirono un antipasto alla grande; infatti ci eravamo già tutti sdraiati, meno lui, Trimalcione, cui con nuova usanza era riservato il primo posto.2 9. Quanto al vassoio, v era piazzato sopra un asinello in lega metallica corinzia, con una bisaccia piena di olive bianche in una tasca, nere nell altra. 10. L asinello portava in groppa due piatti, sui cui margini era inciso il nome di Trimalcione e il peso dell argento. V erano anche saldati dei ponticelli che sostenevano ghiri conditi con miele e papavero.3 11. E c erano dei salsicciotti sfrigolanti su una graticola d argento, e sotto la graticola prugne di Siria e chicchi di melagrana. 32.1. Eravamo fra queste leccornie, quand ecco lui, Trimalcione, portato a suon di musica. Come fu deposto fra cuscini tipo mignon, fece sbuffare a ridere chi non se l aspettava. 2. Infatti, da un manto scarlatto faceva sporgere la testa rapata, e intorno al collo infagottato dall abito si era avvolto un tovagliolo listato di porpora, a frange penzoloni qua e là. 3. Al dito mignolo della mano sinistra aveva un anellone dorato, nell ultima falange del dito seguente invece un anello più piccolo, d oro massiccio mi pareva, ma chiaramente con stelle di ferro saldate sopra. 4. E per non 1. Ti pareva paterfamilias: il servizio alla tavola di Trimalcione è davvero superlativo o almeno questo vorrebbe il padrone di casa. Addirittura, gli schiavi svolgono i loro compiti cantando: a Encolpio sembra di avere di fronte «il coro di una pantomima (pantomimi chorum) e non «il triclinio di un paterfamilias , con evidente contrasto fra la dignità di quest ultimo e il pantomimo, un genere di spettacolo in cui gli attori, che danzavano accompagnati da musica e dal coro, mettevano in scena episodi a carattere mitologico. 2. con nuova usanza il primo po sto: il primo posto (summus in summo) non era di solito occupato dal padrone di casa, che invece doveva sedersi sul lato opposto (nel posto detto summus in imo): ancora una volta notiamo il cattivo gusto e lo scarso bon ton di Trimalcione, che non si siede dove dovrebbe. 3. Quanto al vassoio papavero: la cena si apre con un antipasto (gustatio), cioè la portata con cui solitamente iniziavano i banchetti. A tavola vengono serviti dei ghiri (glires), un cibo molto apprezzato dai Romani, che proprio per questa ragione addirittura li allevavano. Nota l ostentazione di ricchezze, in particolare nel vasellame e nelle altre suppellettili impiegate. 247

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale