Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 25 30 35 8. Sed quomodo dicunt ego nihil scio, sed audivi quom Incuboni pilleum rapuisset, et thesaurum inve nit. 9. Ego nemini invideo, si quid deus dedit. Est tamen sub alapa et non vult sibi male. 10. Itaque proxime cum hoc titulo proscripsit: C. POMPEIVS DIOGENES EX KALENDIS IULIIS CENACULUM LOCAT; IPSE ENIM DOMUM EMIT . 11. Quid ille qui libertini loco iacet? Quam bene se habuit! Non impropero illi. 12. Sestertium suum vidit decies, sed male vacillavit. Non puto illum capillos liberos habere. Nec mehercules sua culpa ; ipso enim homo melior non est; sed liberti scelerati, qui omnia ad se fece runt. 13. Scito autem: sociorum olla male fervet, et ubi semel res inclinata est, amici de medio. 14. Et quam honestam negotiationem exercuit, quod illum sic vides! 15. Libitinarius fuit. Solebat sic cenare, quomodo rex: apros gausapatos, opera pistoria, avis, cocos, pistores. Plus vini sub mensa effundebatur, quam aliquis in cella habet. 16. Phantasia, non homo. Inclinatis quoque rebus suis, cum time ret ne creditores illum conturbare existimarent, hoc titulo auctionem proscripsit: C. IULIUS PROCULUS AUCTIONEM FACIET RERUM SUPERVACUARUM . 8. Ma come dicono io non so niente, solo per sentito dire rubò il berretto a Incubo, e trovò un tesoro. 9. Io non invidio nessuno, se dio gli ha fatto un regalo. Ma quello non gli hanno ancora levato la catena, e già si dà arie di padreterno. 10. E così, mica tanto tempo fa ha messo fuori questo avviso: GAIO POMPEO DIOGENE DAL D 1 LUGLIO AFFITTA LA MANSARDA PERCH LUI INFATTI SI COMPRA UNA CASA . 11. E quello sdraiato nel posto dei liberti? Lui sì che se la passava bene. Mica ci ho niente da sparlarne. 12. Però vide il suo milione, poi il patatrac. Neanche i capelli, credo, ci ha liberi da ipoteca. E mica per colpa sua, vacca miseria, che non c è nessuno meglio di lui, ma di quei liberti farabutti che gli si mangiarono tutto. 13. Ricòrdatelo bene, la pignatta in società bolle male, e quando butta male gli amici chi s è visto s è visto. 14. E che bel mestiere faceva, quello che adesso vedi ridotto così. 15. Impresario delle pompe funebri, era. Avvezzo a pranzare come un re: cinghiali impanati, torte al forno, uccelli, cuochi, pasticceri. A tavola da lui si versava più vino di quanto un altro ce n ha in cantina. 16. Un sogno, non un uomo. Ma quando andò a picco, per paura che i creditori lo credessero in fallimento, indisse un asta così: GAIO GIULIO PROCULO METTE ALL ASTA I SUOI BENI SUPERFLUI . (trad. L. Canali) Incuboni pilleum rapuisset: gli incubi , Incubones (da in e cubo, dormire sopra ), erano considerati demoni notturni che la notte si posavano sul petto delle persone addormentate, causando brutti sogni, detti, appunto, incubi. Secondo la tradizione popolare questi esseri indossavano un berretto conico: chi riusciva a impossessarsene poteva diventare immensamente ricco perché il demone, pur di riaverlo indietro, avrebbe offerto 244 ricchezze di ogni genere. Est sub ala pa: è sotto schiaffo : il riferimento è alla procedura di emancipazione di uno schiavo, che nel momento di essere liberato riceveva uno schiaffo dal padrone. et non vult sibi male: la frase va intesa in relazione alla proposizione che precede: sebbene sia stato appena liberato, quest uomo non si vuole male , cioè ha una grande opinione di sé stesso . EX KALENDIS LOCAT: le calende di luglio (il primo giorno del mese) erano a Roma la data preferita per la stipula di nuovi contratti d affitto e il rinnovo dei vecchi. Lo ricorda anche Marziale (à p. 370) in un epigramma (XII, 32). sociorum olla male fervet: lett. la pentola dei soci bolle male , probabilmente da intendersi come un esortazione alla prudenza negli affari; qui, come altrove, i proverbi sono impiegati per caratterizzare la parlata popolare dei personaggi.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale