Tua vivit imago - volume 3

L autore Petronio andate a mangiare, e anzi potete già vedere l inizio della cena . 5. Menelao si era appena taciuto, quando Trimalcione schiocca le dita, al qual segnale l eunuco dispose l orinale sotto il giocatore. 6. Quello, scaricata la vescica, chiese acqua per le mani, e appena spruzzate le dita, le asciugò sulla testa d uno schiavetto. (trad. L. Canali) Analisi del testo Una personalità decisamente sopra le righe Compare, in questa scena, Trimalcione, il personaggio che sarà il protagonista della più lunga sezione conservata del Satyricon, la Cena Trimalchionis. Il suo ingresso è decisamente a effetto: Encolpio, la voce narrante, ricorre al verbo noto anziché animad verto (Notavimus etiam res novas: «Notammo anche strane cose , r. 16): mentre il verbo animadverto indica una percezione mediata dall intelletto, noto si basa su una percezione essenzialmente visiva e immediata, sottolineando dunque quanto sia insolita la scena che si sta osservando. Agli occhi di Encolpio, infatti, appare una scena ricca di immagini contrastanti: un vecchio completamente privo di capelli (se nem calvum, «un vecchio calvo , r. 11) gioca a palla con dei ragazzi dalle folte chiome (pueros capillatos, «dei ragazzi zazzeruti , r. 12); l anziano, Trimalcione appunto, ha indossato per giocare una tunica rossa, colore che era invece riservato di norma a momenti di celebrazioni ufficiali (di porpora era la veste dei generali portati in trionfo); alla partita assistono degli schiavi, i cui compiti sono però del tutto casuali: rimpiazzare le palle che toccano terra, tenerne il conto, o sostenere un pitale. La comicità dell immagine è accresciuta dall espressione piuttosto solenne con cui viene descritto Trimalcione: pater familiae so leatus, cioè un uomo di una certa età che gioca in pantofole (r. 14). Un individuo tanto reale quanto di cattivo gusto Questa scena dà un primo esempio della tecnica descrittiva impiegata da Petronio: la caratterizzazione dei personaggi, infatti, avviene mediante il ricorso a una serie di elementi che mandano precisi segnali al lettore, il quale a questo punto già è in grado di farsi un idea di chi sia Trimalcione. Sin da questo passo sono percepibili il lusso smodato e il cattivo gusto di cui si circonda il personaggio, che risulta una figura stravagante e sostanzialmente ridicola nella sua ostentazione di ricchezza. Trimalcione agisce dunque da parvenu, da popolano arricchito, senza conoscere il buon gusto e le convenzioni sociali che appartengono alle classi più alte. La descrizione che ci offre Petronio, però, non va letta in senso moralistico, come un attacco verso chi, come Trimalcione, era riuscito a scalare la piramide sociale; non va interpretata nemmeno nella prospettiva di un verismo ante litteram, cioè come indizio del desiderio, di Petronio, di farsi portatore di un mondo vivo e vero mai comparso fino ad allora nelle pagine della letteratura. Le finalità del Satyricon sono, infatti, esclusivamente letterarie: lo scopo del testo è innanzitutto intrattenere il lettore, e le descrizioni di personaggi decisamente sopra le righe rientrano precisamente in questa finalità. Descrizioni rivelatrici La descrizione di Trimalcione mette in luce una delle caratteristiche più interessanti della prosa di Petronio, ossia l impiego di una tecnica che può essere definita del canone rovesciato quale espediente per intrattenere il suo pubblico. Quel che colpisce il lettore del Satyricon, infatti, è la frequente presenza di personaggi che finiscono per stravolgere elementi tradizionali dell arte e della letteratura a causa di educazione, gusti, comportamento non adeguati; in tal modo Petronio diverte i suoi lettori mostrando in uno specchio deformante quegli elementi culturali condivisi dal gruppo sociale a cui essi appartengono. Il pubblico del Satyricon, bisogna ricordarlo, coincide con i personaggi più in vista della classe dirigente romana dei tempi di Nerone: per costoro doveva essere particolarmente divertente trovarsi di fronte ai ridicoli tentativi di un vecchio liberto arricchito di atteggiarsi come un vero e proprio nobile. 235

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Età imperiale