Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE Dege ner atque operae miles Romane secundae, Pompei diro sacrum caput ense recidis, ut non ipse feras? O summi fata pudoris! Impius ut Magnum nosset puer, illa verenda 680 regibus hirta coma et generosa fronte decora caesaries comprensa manu est, Pharioque veruto, dum vivunt vultus atque os in murmura pulsant singultus animae, dum lumina nuda rigescunt, suffixum caput est, quo numquam bella iubente 685 pax fuit; hoc leges Campumque et rostra movebat, hac facie Fortuna tibi Romana placebas. Nec satis infando fuit hoc vidisse tyranno, vult sceleris superesse fidem. Tunc arte nefanda summota est capiti tabes, raptoque cerebro 690 adsiccata cutis, putrisque effluxit ab alto umor, et infuso facies solidata veneno est. Dege ner ipse feras?: all interno di una domanda retorica in forma di apostrofe* (Dege ner miles Romane feras?), il poeta definisce Settimio degenere e soldato di second ordine (operae secundae) e ne deplora la vigliaccheria, perché egli decapita Pompeo, ma poi non consegna personalmente la testa a Tolomeo (ut non ipse feras, consecutiva che puoi tradurre per poi non portarlo tu stesso? ). O summi pudoris: o destino di somma vergogna (summi pudoris è genitivo di qualità). 679-686. Impius Romana placebas «Affinché il sacrilego adolescente potesse osservare il Grande, quella chioma piena di ricci onorata dai re, quei capelli resi più belli dalla nobile fronte vennero ghermiti con violenza da una mano e mentre il viso conservava ancora tracce di vita, rantoli facevano mormorare la bocca e gli occhi si irrigidivano spalancati fu conficcata un asta sotto quella testa, ad opera della quale scompariva la pace, allorché comandava lo scatenarsi della guerra; questo capo dava vita alle leggi, al Campo Marzio e ai rostri, di questo volto ti compiacevi, o Fortuna di Roma (trad. R. Badalì). Impius puer: il re Tolomeo ancora adolescente. Pharioque veruto: arma, una sorta di spiedo o asta appuntita , egizia perché brandita da un seguace di Tolomeo, sulla quale è infilzato (suffixum, dal verbo suff go) il capo di Pompeo. rigescunt: il verbo è utilizzato da Lucano per descrivere lo sguardo ormai vuoto (lumina nuda) negli ultimi guizzi di vita dopo il taglio dei nervi e la crudele opera di decapitazione. hoc leges movebat: dall orrida descrizione si distacca il riferimento all attività passata e all influenza del grande Pompeo, incentrata sull attività di mediatore e politico nel Campo Marzio e nei Fori, indicata per metonimia* da Campum e rostra. 687-691. Nec satis veneno est «Ma la contemplazione di quel capo non fu sufficiente al despota nefando: egli desiderò che fosse conservata la prova del delitto. Vennero così tolti dalla testa, con tecnica esecrabile, il sangue e gli umori, fu rimosso il cervello, la pelle venne fatta essiccare, fu asportato tutto ciò che si sarebbe potuto putrefare ed il viso, con l aiuto di un preparato velenoso, si solidificò (trad. R. Badalì). Nota l insistenza sugli aggettivi che esprimono un severo giudizio morale (infando; nefanda). Nec satis superesse fidem: a Tolomeo (infando tyranno) non basta (nec satis fuit) aver visto questo delitto (hoc vidisse), ma vuole che ne rimanga anche una prova, una testimonianza (vult sceleris superesse fidem), per cui fa imbalsamare la testa mozzata di Pompeo. raptoque cerebro: ablativo assoluto con valore temporale. adsiccata: sott. est. Analisi del testo La decapitazione di Pompeo Giunto a Pelusio dopo essersi riunito con Cornelia, la moglie lasciata in custodia a Lesbo, Pompeo viene tradito da un soldato romano, Settimio, tribuno militare che aveva partecipato alle guerre piratiche di Pompeo (67 a.C.) e che era passato dalla parte di Tolomeo, re d Egit- 202 to. Settimio lo assale a tradimento quando Pompeo scende dalla nave, colpendolo a morte. Non pago di questo spregevole omicidio, Settimio decapita Pompeo e conficca la sua testa su una picca, in modo che il sovrano, quando Cesare giungerà in Egitto, possa donarla al condottiero romano come segno di

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale