T3 - Il tormento di un’angoscia senza requie (Agostino,

PERCORSI TEMATICI DI TESTO IN TESTO Il sociologo polacco Zygmunt Bauman (1925-2017) riflette sull uso che le persone fanno dei loro momenti di solitudine. L introspezione è un attività che va scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi al cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro. (Zygmunt Bauman, Intervista sull identità, a cura di B. Vecchi, Laterza, Roma-Bari 2011) FINO A TE Se Marco Aurelio suggeriva ai suoi contemporanei di vivere dei momenti di solitudine per ritrovare sé stessi, Zygmunt Bauman, nel breve testo che hai letto, nota come i momenti di solitudine, che dovrebbero essere preziosi per riflettere sulla propria vita, siano spesso utilizzati per la consultazione frettolosa dello smartphone, rinunciando così al dialogo con sé stessi. Anche tu avrai sicuramente vissuto periodi di inquietudine: hai avvertito l esigenza di stare solo con te stesso e con i tuoi pensieri? Se hai trovato altri modi per sconfiggere l inquietudine, pensi che sia utile suggerirli ai tuoi compagni per superare questa condizione di disagio? Esprimi le tue considerazioni e condividile con la classe. T3 Il tormento di un angoscia senza requie Agostino Confessiones IV, 7, 12 In questo passo, tratto dalla sezione delle Confessiones nella quale l autore racconta il proprio percorso spirituale dagli anni della giovinezza fino alla conversione, viene descritto lo stato di profonda angoscia esistenziale che affligge senza requie l anima «spezzata e sanguinante del giovane Agostino, il quale, afflitto per la morte di un carissimo, amatissimo amico, cerca in ogni modo, senza riuscirvi, di «sfuggire a sé stesso . La risposta arriverà, per lui, dalla conversione alla fede cristiana: un approdo che, tuttavia, non sarebbe stato possibile senza prima attraversare il doloroso, sconvolgente travaglio interiore descritto in pagine come questa. 5 O follia, incapace di amare gli uomini umanamente! O stolto uomo, insofferente dei limiti delle cose umane! Come ero io a quel tempo. Ecco perché ribollivo, sospiravo, piangevo, mi turbavo e non avevo né pace né consiglio. Portavo infatti un anima spezzata e sanguinante, che non sopportava d esser portata da me, e non trovavo dove posarla. Non in ameni boschetti, non in giochi e canti essa trovava pace, non in luoghi soavemente olezzanti né in lauti conviti, non nei piaceri del letto e della tavola, non infine nei libri e nella poesia. Tutto mi faceva orrore, persino la luce,1 e qualsiasi cosa non fosse lui2 m era insostenibile e fastidiosa, eccetto il gemito e il pianto: in essi soli trovavo un po di requie. 1. persino la luce: all epoca Agostino aderiva al manicheismo, la dottrina religiosa che identificava il bene nella luce: è davvero paradossale, di conseguenza, 174 che egli ne abbia addirittura «orrore . 2. lui: si riferisce all amico da poco scomparso.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale