Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 20 25 30 35 40 45 che sta pagando il tuo delitto con la sua rovina? Sei un debitore insolvente. Quella stessa natura che ha invertito le sue leggi eterne nel solo caso di Edipo,10 escogitando parti inauditi, trovi ora nuove vie per il mio supplizio. Mi sia possibile vivere e morire più volte, sempre rinascere per patire altrettante volte nuovi supplizi usa il tuo ingegno, infelice.11 Quel che non si può ripetere si compia almeno in un tempo lungo: scegli una morte lenta. Cerca una via per cui tu debba errare non frammisto ai sepolti e tuttavia strappato ai vivi: muori, ma resta al di qua della soglia che varcò tuo padre.12 Esiti, anima mia? Ecco, un improvvisa pioggia di lacrime gli ricopre il volto e gli riga le guance.13 «Ti basta piangere? Solo questo leggero liquido verseranno i tuoi occhi? Strappati alle loro sedi seguano le lacrime: scaviamo via questi occhi incestuosi! Così dice e impazzisce di furore: le guance minacciose ardono di un fuoco selvaggio e gli occhi a stento si trattengono nelle loro sedi; il suo volto è violento, temerario, irato, feroce, il volto di uno che è preoccupato solo di scavarli via. Emette un gemito e fremendo orribilmente volge le mani verso il suo volto. Ma gli si fissano contro i truci occhi, e spontaneamente tesi in fuori inseguono la sua mano: si precipitano incontro alla loro ferita.14 Egli fruga avidamente le orbite con le mani adunche,15 trascina via i globi degli occhi strappati completamente dalla radice più interna; la mano rimane attaccata al vuoto e, fissatasi nel profondo con le unghie, lacera le cavità oculari e le loro curvature vuote, e incrudelisce vana mente e infuria più di quanto sia ormai necessario. Gli resta solo da provare la vista: drizza il capo e percorrendo con le cave orbite le zone del cielo sperimenta la notte.16 Finisce di strappare via tutto quello che ancora pende dagli occhi scavati, e trionfalmente chiama a raccolta tutti gli dei: «Risparmiate dunque la mia patria, vi prego; ormai ho compiuto quel che era giusto, ho pagato la pena dovuta; finalmente ho trovato una notte degna del mio talamo .17 Una orribile pioggia18 gli riga il volto, e il capo lacerato vomita un fiotto di sangue dalle vene aperte. (trad. G. Giardina) 10. Quella stessa Edipo: perché di po è un mostro che ha contravvenuto alle leggi di natura, che vietano di uccidere il padre e di unirsi con la madre. 11. usa infelice: quello stesso ingegno che, consentendogli di risolvere gli enigmi della Sfinge, lo aveva portato a divenire il re di Tebe, si è rivelato la sua maledizione. Ora gli serve per trovare la pena adeguata. 12. Cerca tuo padre: dipo vuole rimanere come le ombre dei morti insepolti, secondo la maledizione che aveva pronunciato il fantasma di suo padre. In ciò rispecchia quella che era la pena arcaica 156 riservata dai Romani ai parricidi: venivano gettati in un fiume in un sacco con una scimmia, un gallo e un serpente, con un sacco di pelle a coprire il volto, in modo da essere esclusi sia dal contatto con il cielo sia da quello con la terra. 13. un improvvisa le guance: dipo piange di rabbia: e questo gli dà l idea di strapparsi gli occhi. 14. Ma gli si fissano ferita: gli occhi di dipo si precipitano fuori dalle orbite, anelando la distruzione. Peraltro gli occhi fuori dalle orbite sono propri del parossismo dell irato. 15. mani adunche: le mani di dipo non sembrano neppure più umane, ma piuttosto somigliano agli artigli di un uccello rapace. 16. la notte: cioè la cecità. 17. una notte talamo: un buio degno del suo matrimonio. dipo si preoccupa non per sé ma per la sua patria, che ora verrà liberata dalla pestilenza poiché egli, il responsabile, è stato punito. Nel frattempo Giocasta si è uccisa. 18. orribile pioggia: di sangue.

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Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale