T21 ITA - Èdipo si strappa gli occhi

L autore Seneca T21 dipo si strappa gli occhi tratto da Oed pus 915-979 italiano Tebe è oppressa dalla peste. Il re dipo, dopo una lunga inchiesta alla ricerca del colpevole di tale contaminazione, viene chiamato in causa dal fantasma di Laio come parricida, e trova conferma di questa maledizione nelle parole del vecchio che lo aveva abbandonato sul monte Citerone: è il re stesso la causa della peste, perché si è reso colpevole dell uccisione del padre e dell unione con la madre. Il fatto di aver compiuto questi delitti inconsapevolmente non allevia il tormento del re, che decide di punirsi da solo. La morte non è abbastanza: allora si strappa gli occhi con le mani, per poi andare in esilio. Nel precedente greco di Sofocle, dipo si accecava con lo spillone di sua madre, in modo meno cruento. Questa scena invece è decisamente sanguinosa, degna di certi passi del teatro elisabettiano. Il personaggio parlante è il nunzio, l equivalente del moderno narratore. 5 10 15 Nunzio Edipo, dopo che apprese il suo destino secondo gli era stato predetto e la sua nefanda nascita e dopo che condannò se stesso, già convinto del suo delitto, si diresse con intenzioni funeste verso la reggia e penetrò con passo affrettato nell odiata dimora, come il leone Libico1 infuria per i campi, scuotendo la fulva criniera con fronte minacciosa; il suo volto è torvo per il furore e i suoi occhi sono truci, geme e sordamente rumoreggia, gli scorre per le membra un gelido sudore, schiuma dalla bocca e accenna minacce;2 il suo dolore, immerso nel profondo del suo petto, trabocca. Crudelmente prepara dentro di sé qualcosa di mostruoso e di simile al suo destino: «Perché indugio3 nel darmi una punizione? dice «qualcuno assalga con la spada4 questo scellerato petto, o lo distrugga con del fuoco ardente o con un masso. Quale tigre o quale crudele uccello si precipiterà sulle mie viscere?5 Proprio tu, maledetto Citerone,6 ricettacolo di delitti, fa uscire dalla selva contro di me le bestie feroci, o spedisci contro di me cani rabbiosi ora fa risorgere Agave.7 Anima mia, perché temi la morte?8 Solo la morte può strappare un innocente al destino avverso . Dette queste parole, porta l empia mano all impugnatura e sguaina la spada. «Dunque le cose stanno così? Per delitti tanto gravi vuoi pagare con una pena tanto breve, vuoi riparare con un unico colpo tutto quello che hai commesso? Muori: ciò può bastare al padre; che cosa darai poi a tua madre, che cosa darai ai tuoi figli venuti alla luce in maniera maledetta, che cosa darai alla tua miseranda patria,9 1. come il leone Libico: la similitudine con le bestie feroci, e in particolare con il leone, era molto frequente in epica e in tragedia. 2. il suo volto minacce: la descrizione dell aspetto fisico di dipo corrisponde perfettamente a quella dell irato nel parossismo della passione (à T3): il re rappresenta lo stadio estremo del male, quello autodistruttivo. 3. Perché indugio: dipo parla a sé stesso, altro tratto frequente nel teatro antico. 4. qualcuno spada: comincia un elenco di possibili morti a opera di altri. 5. Quale tigre viscere?: il riferimento è alla punizione dei colpevoli contro la patria, che si lasciavano insepolti, in pasto alle fiere (come succederà nella successiva guerra fra i suoi due figli, Etèocle e Polinìce); ma anche alla punizione di Prometeo, a cui un aquila divorava il fegato che ricresceva ogni giorno: una forma di lunga morte, quella che dipo cerca per sé. 6. Citerone: il monte su cui dipo era stato abbandonato appena nato, e che era stato teatro di vari delitti compiuti dai suoi antenati. 7. Agave: resa folle dal dio Dioniso, Agave aveva smembrato il figlio Penteo. 8. Anima mia morte?: la morte sarebbe una fuga dai suoi tormenti: dunque una liberazione, non una cosa da temere. 9. che cosa patria: il delitto di dipo non è uno solo, dunque non può essere espiato con un solo colpo. Infatti, non solo ha ucciso suo padre, ma ha anche sposato sua madre e generato figli incestuosi, perciò maledetti, e ha contaminato la sua patria. 155

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale