Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE ATREVS: Hic esse natos crede in amplexu patris; hic sunt eruntque; nulla pars prolis tuae tibi subtrahetur. Ora quae exoptas dabo totumque turba iam sua implebo patrem. 980 satiaberis, ne metue. Nunc mixti meis iucunda mensae sacra iuvenilis colunt; sed accientur. Poculum infuso cape gentile Baccho. THYESTES: Capio fraternae [dapis donum. Paternis vina libentur deis, tunc hauriantur. - sed quid hoc? nolunt manus parere, crescit pondus et dextram gravat; admotus ipsis Bacchus a labris fugit circaque rictus ore decepto fluit, et ipsa trepido mensa subsiluit solo. 990 vix lucet ignis; ipse quin aether gravis inter diem noctemque desertus stupet. quid hoc? magis magisque concussi labant convexa caeli; spissior densis coit caligo tenebris noxque se in noctem abdidit: fugit omne sidus. Quidquid est, fratri precor natisque parcat, omnis in vile hoc caput abeat procella. Redde iam natos mihi! ATREVS: Reddam, et tibi illos nullus eripiet dies. THYESTES: Quis hic tumultus viscera exagitat [mea? 1000 quid tremuit intus? sentio impatiens onus meumque gemitu non meo pectus gemit. adeste, nati, genitor infelix vocat, adeste. Visis fugiet hic vobis dolor unde obloquuntur? ATREVS: Expedi amplexus, [pater; 1005 venere. - natos ecquid agnoscis tuos? THYESTES: Agnosco fratrem. ATREO: Considera i tuoi figli già fra le braccia del padre; ci sono e ci resteranno; nessuna più piccola parte della tua prole ti verrà sottratta. Ti darò le teste che tanto desideri, riempirò interamente il padre della sua figliolanza. Sarai saziato, non aver paura. Ora, i tuoi figli assieme ai miei stanno compiendo i riti gioiosi di un banchetto fra giovani. Ma li farò chiamare. Prendi questa coppa di famiglia piena di vino. TIESTE: Accetto il dono conviviale che un fratello mi offre. Liberò il vino agli dèi dei nostri avi, poi lo berrò. Ma cosa succede? Le mani non vogliono obbedire, il peso cresce e grava la mia destra. Il vino accostato sfugge alle stesse labbra e cola attorno alla bocca, che elude: la stessa tavola ha sussultato al suolo tremante. A stento il fuoco fa luce, ed anzi il cielo stesso, deserto senza sole, sta attonito fra il giorno e la notte. Cosa succede? Sempre più scossa la volta del cielo vacilla; si aduna una nebbia più spessa ancora delle fitte tenebre: la notte si è nascosta nella notte, ogni stella s è dileguata. Qualunque cosa sia, prego che risparmi mio fratello e i miei figli: tutta la tempesta si riversi su questo indegno capo. (ad Atreo) Presto, rendimi i miei figli. ATREO: Te li renderò e nessun giorno te li strapperà più. TIESTE: Che è questo tumulo che mi sconvolge le viscere? Cosa mi ha tremato dentro? Sento un peso insopportabile e il mio petto geme di un lamento non mio. Venite, figli, vi chiama l infelice padre, venite. Pur che io vi veda, questo dolore svanirà. Ma da dove mi parlano? ATREO: Affrettati e abbracciali, padre: sono arrivati. Allora li riconosci, i tuoi figli? (gli mostra le teste dei figli) TIESTE: Riconosco mio fratello. COMPETENZE ATTIVE Per confrontare Il Tieste, come è stato sottolineato da molti studiosi, è un testo che compendia tutti i motivi delle opere di Seneca: dalla condanna del furor alla critica dei deprecabili eccessi del potere assoluto che sovvertono ogni comportamento eticamente corretto. Questa tragedia potrebbe perciò rappresentare il rovesciamento del De clementia, in un momento in cui il filosofo è lontano da Nerone. Sviluppa questo confronto in una breve relazione scritta che tenga conto anche della data di composizione della tragedia e delle vicende biografiche dell autore. Per discutere insieme «Tieste è l esemplificazione più adeguata della sorte che tocca a chi si accosta al potere senza condividerne l intrinseca malvagità. Il messaggio che viene comunicato è quello della fuga dal regnum, unica alternativa praticabile per chi vuole ottenere, nella sfera della interiorità, quella salvezza che è negata nella dimensione della vita associata (G. Picone, La fabula e il regno, Palermo 1984). Sulla base di questa interpretazione dell esilio di Tieste come allusione all allontanamento di Seneca da Nerone, discuti con i tuoi compagni su come si potrebbe conciliare la personale securitas con la partecipazione politica per scongiurare l affermazione dei totalitarismi che, nel Novecento, furono favoriti proprio dal silenzio della parte migliore della società civile. Per confrontare Il personaggio di treo è quello di un vero e proprio psicopatico e potrebbe ricordare il personaggio di Hannibal Lecter nel film Il silenzio degli innocenti, diretto da Jonathan Demme nel 1991. Sulla base di questi spunti di riflessione confronta i personaggi delle opere più truculente di Seneca con il profilo psicologico di alcuni famosi protagonisti di horror e thriller. 154

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale