Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 15 E così risponde anche lui con un verso omerico, per far capire di essere un Cesare: Da Ilio portandomi, il vento ai Cìconi mi avvicinò.11 Ma sarebbe stato più rispondente a verità il verso successivo, sempre di Omero: Lì io la città devastai, e li uccisi.12 (trad. L. De Biasi) 11. Da Ilio mi avvicinò: Claudio, per non essere da meno ed esibire la sua erudizione, risponde con un altra citazione da Omero, Odissea 9, 39. 12. Ma sarebbe li uccisi: la colpa più grave di Claudio viene citata solo alla fine: si tratta della crudeltà. Analisi del testo Un ritratto feroce Questa descrizione rappresenta tutti i difetti fisici dell imperatore senza alcun rispetto e considerazione: nell antichità non era considerato inopportuno, anzi, Cicerone nel De oratore fa un elenco di caratteristiche fisiche da irridere per suscitare lo scherno degli ascoltatori. Ciò non toglie che chi era bersaglio di queste critiche si offendesse: l imperatore poteva anche far uccidere chi si macchiava di questa colpa. Nello specifico, Seneca elenca tratti che ritroveremo nel libro su Claudio delle Vite dei dodici Cesari di Svetonio: alto, con i capelli bianchi, un tremito che gli scuote la testa, l andatura zoppicante. L altezza era un criterio di bellezza per i Romani; non così i capelli bianchi, che venivano strappati (finché erano poco numerosi) o coperti con la tintura, perché considerati imbarazzanti. Il tremito e la zoppìa di Claudio erano la conseguenza di una malattia neurologica sofferta da bambino, per cui egli venne sempre tenuto ai margini della famiglia imperiale; questo fatto lo salvò dalla morte, perché non veniva considerato un pretendente credibile al trono, e dunque non vennero ordite congiure contro di lui. Augusto, dopo aver verificato che la malattia non comprometteva l intelligenza, lo mantenne a corte. Il tremito della testa viene interpretato ironicamente da Seneca come gesto di minaccia: l imperatore poteva condannare a morte solo con un cenno del capo, e Claudio era noto per la sua crudeltà. La zoppìa, invece, non era di per sé considerata invalidante: anche dipo era zoppo, e tuttavia venne eletto re di Tebe. L aspetto fisico come specchio dell interiorità L aspetto di Claudio, nel suo complesso, viene con- siderato da Giove così strano da corrispondere a quello di uno straniero proveniente da un paese sconosciuto, cosa confermata dalla sua parlata incomprensibile e qui Seneca fa un allusione all origine non romana di Claudio, nativo di Lione, al suo difetto di pronuncia (dovuto al tremito che lo affliggeva), nonché alla sua passione per gli arcaismi, che lo portava evidentemente a utilizzare termini desueti. Non solo Giove, ma neppure Ercole, che aveva conosciuto molti paesi e molti mostri, riesce a identificarlo: anzi, l eroe lo considera un essere marino, perché fra quelli terrestri nessuno gli somigliava. Claudio viene perciò classificato come mostro, completamente escluso non solo dal genere umano, ma anche dal consorzio terrestre. A questo punto, gli viene chiesto da dove viene, con la formula omerica. Claudio, appassionato di letteratura, è ben felice di rispondere con un altra citazione erudita; ma Seneca conclude ironicamente attribuendogli un altro verso ancora dell Odissea, che fa riferimento alla sua crudeltà. Tutta la scena descritta in questo passo vuole infatti preludere a quello che sarà il vero motivo della condanna di Claudio agli Inferi: la crudeltà che gli fece uccidere moltissime persone, soprattutto senatori (la classe sociale a cui Seneca apparteneva), senza alcun motivo. Nel De clementia, scritto negli stessi anni, questo vizio viene considerato il peggiore in assoluto per un governante. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 148

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Età imperiale