T14 ITA - Contro i desideri inopportuni

L autore Seneca T14 Contro i desideri inopportuni tratto da Epistole a Lucilio 60 italiano Quando nasce un bambino, nell antichità come oggi, tutti fanno a gara ad augurargli ogni bene, in particolare bellezza, ricchezza e fama. E spesso noi cresciamo convinti che questi siano gli obiettivi da raggiungere, i nostri ideali. Questo, da un punto di vista stoico, è sbagliato. Quelli che la gente comune chiama beni sono in realtà cose artificiose e vane, che ci procurano più preoccupazioni che gioie: infatti ci roviniamo la vita per ottenerle e poi non ne siamo mai soddisfatti. 5 10 15 SENECA SALUTA IL SUO LUCILIO 1. Mi lamento, litigo, mi arrabbio.1 Tu ti auguri ancora quello che ti auguravano la tua nutrice, o il tuo maestro di scuola, o tua madre? Non hai ancora capito quanto male ti hanno augurato? Come ci sono ostili i voti dei nostri! E tanto più ostili quanto più sono andati a buon fine. Ormai non mi meraviglio se mali di ogni genere ci perseguitano fin dall infanzia: siamo cresciuti fra le maledizioni dei genitori.2 Che gli dei esaudiscano la nostra preghiera disinteressata per noi stessi! 2. Fino a quando chiederemo qualcosa agli dei?3 Dunque, non siamo ancora in grado di nutrirci da soli? Quanto a lungo abbiamo cosparso di semi i campi di grandi città? Quanto a lungo il popolo mieterà per noi? Quanto a lungo molte navi, e non da un solo mare, forniranno l apparato per la mensa di uno solo? Un toro si sazia con il pascolo di pochissimi iugeri: una sola foresta è sufficiente per molti elefanti; l uomo si nutre per terra e per mare.4 3. E allora? Pur avendoci dotato di un corpo tanto piccolo, la natura ci ha dato un ventre tanto insaziabile5 da vincere l avidità di cibo dei più grandi e voraci fra gli animali? Assolutamente no: quanto poco è ciò che va dato alla natura!6 Questa si contenta di poco: non è la fame, ma l ambizione del nostro ventre a valere tanto.7 4. Dunque questi, come dice Sallustio, «schiavi del ventre 8 li considereremo nel novero degli animali, non degli uomini;9 alcuni in verità neppure degli animali, ma dei morti.10 Vive colui che è utile a molti,11 vive colui 1. Mi lamento mi arrabbio: l inizio è decisamente originale, e rappresenta efficacemente lo scoppio d ira dell autore. 2. siamo cresciuti genitori: le aspettative dei genitori nei nostri confronti non sono auguri, ma maledizioni, perché ci condannano all infelicità. 3. Fino a quando dei?: Seneca critica la religione intesa come richiesta continua al dio. In questo caso, la preghiera è rappresentata come un segno di dipendenza infantile da un essere superiore, paragonabile a quella di un bambino dai genitori. 4. Un toro mare: l insaziabilità dei desideri umani viene rappresentata come una fame inesauribile, molto più feroce di quella di animali ben più grandi di noi, e dunque distruttiva. 5. un ventre tanto insaziabile: l uomo schiavo dei desideri è asservito al proprio ventre, la parte più vile di sé, e a sua volta questo organo è insaziabile. 6. Quanto poco natura!: questa condizione non è fisiologica, ma indotta dalle nostre scelte sbagliate. 7. Questa tanto: l insaziabilità non si deve alla natura ma a noi, dunque è nostra responsabilità. 8. «schiavi del ventre : citazione dall esordio della Congiura di Catilina di Sallustio, con la celebre tirata contro i vizi del tempo. 9. nel novero uomini: essere schiavo dei vizi, cioè di pulsioni infami, equivale a essere schiavo del ventre, cioè della parte più vile del nostro corpo, quella che condividiamo con gli animali. Chi si comporta in questo modo rinuncia alla ragione, che caratterizza l uomo rispetto agli animali. 10. alcuni morti: la degradazione del vizioso prosegue: l animale è tale per natura, ma chi è schiavo degli istinti per scelta non merita neppure questa classificazione. Diviene inutile a sé e alla società, dunque è come morto. 11. Vive colui che è utile a molti: il riferimento è all attività politica. 133

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale