Tua vivit imago - volume 3

L autore Seneca 40 45 nunc omnes terrent aurae, sonus excitat omnis suspensum et pariter comitique onerique timentem. 13. Prior ille sapiens est, quem non tela vibrantia, non arietata inter arma agminis densi, non urbis inpulsae fragor terr tat: hic alter inper tus est, rebus suis timet ad omnem crepitum expavescens, quem una quaelibet vox pro fremitu accepta deiecit, quem motus levissimi exanimant; timidum illum sarc nae faciunt. 14. Quemcumque ex istis felicibus elegeris, multa trahentibus, multa portantibus, videbis illum comitique onerique timentem . Tunc ergo te scito esse compositum cum ad te nullus clamor pertinebit, cum te nulla vox tibi excutiet, non si blandietur, non si minabitur, non si inani sono vana circumstre pet. 15. «Quid ergo? non aliquando commodius est et care re convicio? . Fateor; itaque ego ex hoc loco migrabo. Experiri et exerce re me volui: quid necesse est diutius torqueri, cum tam facile remedium Ulixes sociis etiam adversus Sirenas invenerit? Vale. riuniti a ranghi serrati dalla schiera nemica; / ora ogni soffio di vento mi terrorizza, ogni suono mi agita, / ora che sono inquieto e timoroso per il compagno e per il fardello. 13. Il primo a parlare qui è il saggio, che né il vibrare di dardi in volo, né le armi scosse fra loro di una fitta schiera, né il fragore di una città abbattuta riescono a terrorizzare; quest altro è lo stolto; teme per le sue cose sussultando ad ogni rumore; una parola qualsiasi, presa per un tumulto, è sufficiente ad abbatterlo; i più lievi movimenti lo fanno venir meno; è il bagaglio che lo rende perennemente timoroso. 14. Chiunque avrai scelto tra questi fortunati, che trascinano molte cose, che trasportano molte cose, lo vedrai timoroso per il compagno e per il fardello. Saprai di essere equilibrato e composto quanto nessun clamore ti toccherà, quando nessuna voce ti scuoterà, né se blandirà, né se minaccerà, né se strepiterà vanamente parole inutili. 15. «E allora? Non è più comodo talvolta essere addirittura liberi dallo schiamazzo? Lo ammetto: dunque me ne andrò. Ho voluto mettermi alla prova e allenarmi: ma che bisogno c è di farsi torturare più a lungo, quando Ulisse ha trovato per i suoi compagni un rimedio tanto semplice persino contro le Sirene? Addio. (trad. F.R. Berno) (quando era da solo e non temeva nulla) e poi al presente (quando è con la famiglia e teme per loro). Probabilmente la scelta di questi versi è stata suggerita dalla frequenza di termini di suono. quem: è il complemento oggetto di movebant, i cui soggetti sono tela e Grai. suspensum et timen tem: si riferiscono a me, complemento oggetto dei verbi terrent e excitat. comitique onerique: rispettivamente Ascanio/Iulo, il figlioletto di Enea, e il padre Anchise, che l eroe porta sulle spalle. 13. Prior ille sarc nae faciunt Seneca commenta la citazione virgiliana per trarne l esempio di due diversi atteggiamenti. Il primo Enea per Seneca è l incarnazione del saggio inattaccabile dal timore. Il secondo Enea, quello timoroso, è incarnazione dello stolto (inper tus), reso timoroso dai bagagli , cioè il padre e il figlio, che egli portava in salvo. L affermazione suona stridente da parte di un roma- no; d altra parte, dal punto di vista stoico, anche i nostri cari sono impedimenti , perché provocano turbamenti e preoccupazioni che ci impediscono di essere sereni. Prior ille: è il personaggio descritto nei primi due versi: per Seneca, l incarnazione del saggio inattaccabile dal timore. inpul sae: participio perfetto di inpello, urtare , qui nel senso di abbattere . 14. Quemcumque ex istis vana circumstre pet Seneca ripete parte dell ultimo verso, riferendolo non più ai familiari (come nel contesto originario) ma alle proprietà e agli impegni che ci opprimono. ex istis felicibus: l aggettivo felix in latino non vuol dire felice , ma fortunato . L aggettivo è usato in senso ironico, in riferimento a coloro che (come Enea) trascinano (Ascanio/Iulo) e trasportano (Anchise) molte cose: hanno cioè molti beni, ma proprio questo li rende ansiosi. scito: imperativo futuro del verbo scio, sapere . te tibi excutiet: ti allontanerà da te stesso (nota il poliptoto* te tibi). Condizione della vera serenità è il distacco da ogni tipo di stimolo esterno (metaforicamente, rumore). blandietur minabitur circu mstre pet: soggetto è sempre vox. Nota che blandior e minor sono deponenti. ina ni sono vana circumstre pet: lett. griderà cose vane con suono inane . 15. Quid ergo Vale La domanda di Lucilio come sempre richiama al buon senso e alla concretezza: che senso ha mettersi alla prova senza averne necessità? . Se fino a ora Seneca aveva ostentato eroico distacco da tutto, inaspettatamente ora cede (Fateor) alla proposta di Lucilio. cum tam facile remedium invenerit: dopo l esempio di Enea, a cui implicitamente si era mostrato superiore, Seneca giustifica la sua resa paragonandosi a un altro eroe, Ulisse, che scampò alle Sirene con la fuga. 127

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Età imperiale