Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE Analisi del testo La quiete deve essere dentro di noi Questa lettera discute un tema molto importante per lo stoicismo: l influenza del luogo sulla serenità. Per gli stoici, infatti (à p. 75), tutto ciò che non dipende da noi appartiene alla categoria degli indifferenti, cioè non influisce sulla nostra felicità. E tuttavia, è innegabile che il luogo in cui ci troviamo ci condiziona non poco. Seneca parte da un esempio peculiare tratto dalla sua esperienza personale: la sua casa di villeggiatura è collocata al di sopra delle terme, dunque è molto rumorosa. Gli stabilimenti termali antichi, infatti, non contenevano solo una piscina, ma offrivano tutta una serie di servizi aggiuntivi: palestra, massaggi, estetista, ristorazione, ciascuno a suo modo rumoroso (parr. 1-2). Doveva essere qualcosa di simile a un moderno stabilimento balneare, dotato di tutti i comfort. Il filosofo si trova in un luogo di villeggiatura, forse Baia, nel golfo di Napoli: evidentemente è alta stagione, dunque la frequentazione del luogo è molto intensa. Nonostante il frastuono, che descrive con fine ironia e minuzia di particolari, egli riesce eroicamente a concentrarsi, suscitando l ammirazione di Lucilio e dissertando sul fatto che la quiete deve essere interiore, perché chi è inquieto nel suo animo non sarà mai tranquillo, neppure se immerso nel silenzio. Alla rappresentazione del filosofo che si concentra nonostante il frastuono si contrappone dunque quella dello stolto, a cui le angosce e i vizi non permettono di riposare neppure in condizioni di quiete ideali (parr. 3-8). A questo punto l assunto stoico sembrerebbe dimostrato: il luogo non influisce sulla felicità, perché questa dipende solo dalle nostre condizioni interiori. I modelli di Enea e Ulisse Nella sua foga autoelogiativa, Seneca arriva a criticare addirittura l eroico Enea, descritto da Virgilio come timoroso per il padre e il figlio durante la fuga da Troia in fiamme, in quanto emblema dello stolto, che si lascia turbare dagli eventi esteriori. Finché si trovava da solo, Enea era come il saggio, perché non aveva paura di nulla, e andava serenamente incontro alla morte; invece, quando prende con sé la sua famiglia per la fuga, le preoccupazioni per essa lo rendono fragile e dipendente da eventi esteriori (parr. 12-14). Anche in questo caso, Seneca sembra sposare pienamente la Heinrich Leutemann, La via Appia nell età imperiale, 1866. Collezione privata. 128

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Età imperiale