Tua vivit imago - volume 3

L autore Seneca 15 ! repetita iuvant à p. 116 20 4. Nolo te ad incerta revocare, ut dicam: «Vide, quam ingrata sit iuventus; quis non patris sui supremum diem, ut inno cens sit, optat, ut moderatus sit, expectat, ut pius, cogitat? Quotus quisque uxoris optimae mortem timet, ut non et conpu tet? [ ] . 5. Illud in confesso est: quis sine querella moritur? [...] Atqui hoc ingrati est non esse contentum praeter to tempore. Semper pauci dies erunt, si illos numeraveris. 6. Cogita non esse summum bonum in tempore; quantumcumque est, boni consu les; ut prorogetur tibi dies mortis, nihil proficitur ad felicitatem, quoniam mora non fit beatior vita sed longior. 7. Quanto satius est gratum adversus perceptas voluptates non aliorum annos conputare, sed suos benigne aestimare et in lucro ponere! «Hoc me dignum iudicavit deus, hoc satis est; potuit plus, sed hoc quoque beneficium est . sono folli, solo il saggio non lo è. I malati di mente erano considerati non responsabili delle loro azioni dai filosofi (perlomeno da Aristotele in poi), e così diceva anche la giurisprudenza romana. Dunque, non ci si può adirare con chi non è responsabile di quello che fa. 4. Nolo te... conpu tet ut dicam: l espressione introduce un esempio, come a dire . quam... iuventus: interrogativa indiretta, espressa con quam (avverbio interrogativo) e il congiuntivo sit. quis... cogitat: l argomentazione ironica presuppone che tutti si augurino la morte del padre, con lievi differenze dovute alla condizione: ut inno cens sit, se è onesto ; ut moderatus, se è equilibrato ; ut pius, se è rispettoso . A queste tre condizioni corrispondono modalità diverse: optat, expectat, cogitat ( desidera , si aspetta , medita ). Quotus quisque: pronome interrogativo, uno ogni quanti? , quanti? . ut... conpu tet: subordinata consecutiva. 5. Illud... numeraveris in confesso: evidente , palese . querella: è la lamentela. ingrati: genitivo di convenienza, è proprio dell ingrato . praeter to tempo: ablativo richiesto dall aggettivo contentum, contento del tempo passato . 6. Cogita non... longior summum bo num: il sommo bene è l ideale a cui tendere. boni consu les: l espressione boni consulere significa essere soddisfatto di ; qui Seneca gioca anche sul poliptoto bonum/boni. ut prorogetur: completiva che ha funzione di soggetto di proficitur. quoniam: congiunzione causale. mora: ablativo strumentale o causale, per/gra- zie alla proroga . beatior... sed longior: in antitesi*: una vita lunga non equivale affatto a una vita felice . 7. Quanto... beneficium est Quan to satius est: espressione colloquiale, quanto è meglio ; soggetto di est sono gli infiniti conputare, aestimare, ponere. Hoc... hoc: anafora con variatio* perché il primo hoc è ablativo (richiesto da dignum), il secondo è nominativo. satis est: è abbastanza . potuit: avrebbe potuto ; si tratta del cosiddetto falso condizionale , la forma all indicativo con la quale il latino constata una possibilità, laddove l italiano con il condizionale sottolinea che la possibilità non si è (ancora) realizzata. benefi cium: la durata della vita è un beneficium di cui bisogna ritenersi soddisfatti; sta a noi valorizzarla. Analisi del testo Il beneficio della vita non dipende dalla sua durata Il passo dimostra come anche un tema apparentemente tecnico-economico come il beneficio possa prestarsi a considerazioni etiche. Agli esempi illustri di romani che, dopo aver beneficato la patria, erano stati sconfitti alle elezioni, esiliati o esautorati anziché ricompensati per le loro benemerenze (parr. 1-2), segue l amara considerazione che tutti sono ingrati, in quanto non apprezzano il tempo concesso loro dalla natura (parr. 3-5); dovremmo invece valorizzare e apprezzare ogni minuto in quanto dono concesso dagli dèi (parr. 6-7). Alle considerazioni sull ingratitudine, generalmente pessimistiche, che non risparmiano neanche entità astratte e benevole come la patria da un lato, e neanche benefattori illustrissimi come i maggiori eroi della storia romana dall altro, si sostituisce una sobria argomentazione intorno alla necessità di accettare senza lamentarsi, anche con gratitudine, la quantità di tempo che ci viene data, perché la quantità è un valore relativo, che dipende dalla nostra intraprendenza mettere a frutto. Quindi, in questo caso non possiamo parlare di beneficio maggiore in caso di una esistenza più lunga: il beneficio fattoci dagli dèi è la vita in sé; sta a noi renderla degna di essere vissuta e compiuta in sé stessa, senza rimpianti, ma possiamo farlo anche in un periodo di tempo limitato. Se dunque la durata della vita non rientra tra i benefici, in quanto ininfluente per la felicità, allora non ha senso lamentarsi di una eventuale durata breve come di un affronto subito. 115

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Età imperiale