I trattati

L ET IMPERIALE I trattati T8 Vivere sotto i riflettori : i doveri del sovrano tratto da De clementia 1, 8-9; 11, 1-2 italiano Si potrebbe pensare che essere un imperatore dia una libertà assoluta; in realtà è il contrario. Ogni azione del sovrano viene vista e giudicata da tutti, e può avere conseguenze enormi nel bene e nel male, sia perché deve prendere decisioni che influenzano la vita di interi popoli, sia perché viene considerato un modello di comportamento. Dunque, ogni atto e parola vanno calcolati nei minimi dettagli, mentre le iniziative dei privati cittadini passano sotto silenzio. L esempio che segue è piuttosto sconcertante: il giovane Ottaviano, il futuro imperatore Augusto, si macchiò di delitti inimmaginabili, anche ai danni dei suoi amici (Seneca pensava sicuramente anche a Cicerone, che lo aveva sostenuto in Senato e Ottaviano lasciò massacrare dai sicari di Antonio); solo dopo aver preso il potere dimostrò la clemenza che lo rese un principe amatissimo. Dunque è il ragionamento implicito non si trattava di indole, ma di scelta politica calcolata. Una volta che le sue azioni e decisioni divennero pubbliche, l imperatore abbandonò l impulsività e la crudeltà della giovinezza e divenne un modello per i suoi sudditi. 8.1. Non stai facendo prova tu stesso che questa sorte è per te una nobile schiavitù1? 5 10 15 20 Ben altra è la condizione di quelli che se ne stanno inosservati nella folla, senza mai uscirne: le loro virtù devono battersi a lungo per venire a galla e i loro vizi fruiscono del beneficio dell oscurità; azioni e parole vostre sono colte dalla voce pubblica e di conseguenza nessuno si deve preoccupare di quale sia la sua fama più di chi è destinato ad averne comunque una grande, buona o cattiva che se la sia meritata. 2. Quante sono le cose che noi ci permettiamo di fare grazie a te, ma che tu non puoi permetterti! Posso camminare da solo in una parte qualsiasi della città senza paura, sebbene non mi segua nessun accompagnatore, sebbene nessuna spada sia a casa, nessuna sia cinta al fianco; nella tua pace, invece, devi vivere armato. Non puoi sottrarti alla tua fortuna: t accerchia e, dovunque tu scenda, ti segue con grande sfarzo. 3. Non poter diventare più piccolo,2 ecco la schiavitù di chi è all apice della grandezza, condizione ineluttabile che hai però in comune con gli dèi.3 Infatti, la volta del cielo mantiene anch essi legati a lei e lo scendere non è ammesso per loro più di quanto non sia sicuro per te: tu resti fissato al tuo vertice 4. Ben pochi avvertono i nostri4 movimenti, ci è permesso apparire e scomparire alla vista nonché cambiare d aspetto senza che l opinione pubblica se n accorga; a te, come al sole, non tocca stare celato. Di fronte a te c è molta luce: è verso di lei che sono rivolti gli occhi di tutti; pensi di apparire alla vista? Tu sorgi! 5. Non puoi parlare senza che le nazioni di ogni parte del mondo ricevano le tue parole, non puoi andare in collera senza che tutto trasalisca, poiché non abbatterai nessuno senza squassare tutto quel che vi sta d intorno. Come 1. schiavitù: perché costringe a fare molte cose controvoglia, come spiega subito dopo. 2. Non poter piccolo: dunque sfuggire 110 agli sguardi di tutti. 3. condizione dèi: questa affermazione e quanto segue rientrano nella convenzione, stabilita fin da Augusto, secondo cui l imperatore veniva divinizzato (ufficialmente solo dopo la morte); più avanti (9, 1) è chiamato divus. 4. nostri: cioè di noi comuni mortali.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale