Tua vivit imago - volume 3

L autore Seneca 50 55 60 banchetti degni della loro scena? 9. Mi ha avviluppato, il lusso, di intenso splendore, al mio venire dalla lunga ruggine della frugalità,19 e mi ha assordato di frastuoni d ogni intorno: la vista vacilla un poco, di fronte ad esso non mi è più facile levare l animo che gli occhi; me ne vado, pertanto, non peggiore ma di peggior umore,20 e non cammino più a testa tanto alta in mezzo a quelle mie povere cose, e comincia a rodermi un tarlo segreto e a venirmi il dubbio se siano forse migliori quelle altre . Nessuna di queste mi sposta, non ce n è una, tuttavia, che non mi scuota.21 [ ] 17. Pertanto ti prego, se hai un qualche rimedio con cui fare fermare questo mio ondeggiamento, di ritenermi degno di essere debitore della tranquillità. Non sono pericolosi, questi movimenti d animo, e non cagionano nessuno scompiglio, lo so bene; per rappresentarti al vivo con una similitudine rispondente alla realtà, ciò di cui mi lamento, non è dalla tempesta che sono sbattuto, ma dal mal di mare. Toglimi di dosso, dunque, questo male, qualunque sia, e vieni in aiuto a chi si trova in difficoltà pur già in vista della terra ferma. (trad. P. Ramondetti) 19. Mi ha avviluppato frugalità: il confronto fra lusso e frugalità è anche cromatico: lo splendore dell oro e dei marmi contro il color ruggine delle vecchie stoviglie. 20. di peggior umore: perché roso dall invidia per il lusso altrui. 21. Nessuna mi scuota: i verbi vanno intesi in senso metaforico: spostarsi dalla via della virtù vuol dire ricadere nel vizio, mentre scuotersi vuol dire vacillare pur rimanendo nella virtù. à Skyphos con il trionfo di Augusto, dal tesoro di Boscoreale, I secolo a.C.-I secolo d.C. Parigi, Museo del Louvre. Analisi del testo Strumenti per uscire dallo stallo Sereno, il destinatario del dialogo che qui parla in prima persona, non è uno stolto, ma neppure un saggio. un proficiens, un uomo in cammino, non più immerso nel vizio, ma non ancora approdato alla serenità della filosofia (serenità che costituisce appunto il fondamento della sua richiesta a Seneca). Questo assunto viene dimostrato fin dalle prime righe: l indagine dentro sé stesso (par. 1) dichiara l assimilazione della prima fondamentale lezione della filosofia, cono- scere sé stessi, analizzare il proprio comportamento senza cercare scuse e giustificazioni o attribuire ad altri la responsabilità; d altra parte, questa stessa indagine rivela una congerie di vizi tuttora esistenti, più o meno radicati o evidenti (parr. 1-2). Il problema maggiore di Sereno è precisamente la sua condizione intermedia: non si è liberato del tutto dai vizi, ma neppure vi è immerso; è un convalescente a rischio ricaduta, e proprio per questo teme che, come avviene per tutto il resto, il perdurare della situazione 105

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Età imperiale