Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 25 Non pudet te reliquias vitae tibi reservare et id solum tempus bonae menti destinare quod in nullam rem conferri possit? Quam serum est tunc vivere incipere cum desinendum est! Quae tam stulta mortalitatis oblivio in quinquagesimum et sexagesimum annum differre sana consilia et inde velle vitam incohare quo pauci perduxerunt! Non arrossisci di riservare per te gli avanzi della vita e destinare al perfezionamento interiore solo il tempo che non può essere destinato a nient altro? Non è troppo tardi cominciare a vivere solo quando è tempo di finire? Che sciocco oblio della condizione mortale rimandare i buoni propositi ai cinquanta e sessant anni e volere iniziare la vita dal punto a cui pochi sono arrivati? (trad. A. Traina) Non pudet: questi uomini che rimandano il loro ritiro non si vergognano a lasciare solo gli avanzi (reliquias), il poco tempo dell estrema vecchiaia dopo la pensione, alla cura della propria interiorità (bona mens)? incipere desinendum: l antitesi sottolinea la paradossalità del comportamento. stulta.. oblivio: ancora un ac- cusa all irragionevole dimenticanza della natura effimera dell esistenza. incohare... perduxerunt: ripresa con variatio dell antitesi precedente. Analisi del testo La gestione del tempo Il brano è un esempio dell utilizzo del lessico e dell immaginario economico, frequentissimo nel De brevitate e anche in generale a proposito del tempo (à T1). Inizialmente, Seneca osserva come tutti siano gelosi del proprio patrimonio, ma ciecamente generosi del proprio tempo, di cui invece sarebbe opportuno essere avari (par. 1). Successivamente, il filosofo immagina di apostrofare direttamente un anziano, accusandolo di aver sprecato la sua vita. Il discorso diretto consente all autore di utilizzare un tono particolarmente diretto e quasi brutale, facendo un elenco di perdite di tempo imbarazzanti o ridicole scandito dall anafora di quantum: il creditore, l amante, la moglie, i servi... la vita del vecchio, sottratte tutte queste perdite, risulta molto più breve (par. 2). Al contrario, l elenco delle occasioni in cui egli ha sfruttato correttamente il suo tempo, mantenendosi fermo nei suoi propositi, coerente e fermo, è minimo: e ancora, segue un elenco di perdite dovute alle passioni. La conclusione ribadisce quella del paragrafo precedente: il vecchio muore prematuramente, perché la sua vita è stata vana (par. 3). Il paradosso di una vita apparentemente lunga, ma in realtà troppo breve per realizzare sé stessi, è ripetuto dunque due volte, in modo da risultare perfettamente chiaro. Il motivo per cui sprechiamo la nostra vita è che ci illudiamo di essere immortali, di avere un tempo infinito a disposizione: la realtà è che ogni giorno potrebbe essere l ultimo (par. 4). Le ultime considerazioni sono per chi si augura di dedicarsi alla filosofia quando sarà in pensione: che follia destinare alla propria anima, cioè all uso migliore, un tempo che forse non si avrà neppure (par. 5)! Un andamento argomentativo Il discorso di Seneca è dunque strutturato in: tesi (par. 1), analisi della situazione (parr. 2-3: entità degli sprechi), causa del problema (par. 4), futilità di una possibile soluzione (par. 5). La soluzione vera, ovviamente, sta nel dedicarsi da subito, senza pause, alla filosofia, in modo da minimizzare gli sprechi e valorizzare il tempo, per poco che sia, per raggiungere la pienezza di vita. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 102

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale