Tua vivit imago - volume 3

L autore Seneca 10 15 20 3. Repe te memoria tecum quando certus consilii fueris, quotus quisque dies ut destinaveras cesserit, quando tibi usus tui fuerit, quando in statu suo vultus, quando animus intrepidus, quid tibi in tam longo aevo facti operis sit, quam multi vitam tuam diripuerint te non sentiente quid perderes, quantum vanus dolor, stulta laetitia, avida cupiditas, blanda conversatio abstulerit, quam exiguum tibi de tuo relictum sit: intelle ges te inmaturum mori . 4. Quid ergo est in causa? Tamquam semper victuri vivitis, numquam vobis fragilitas vestra succurrit, non observatis quantum iam temporis transierit; velut ex pleno et abundanti perditis, cum interim fortasse ille ipse qui al cui vel homini vel rei donatur dies ultimus sit. Omnia tamquam mortales timetis, omnia tamquam inmortales concupiscitis. 5. Audies plerosque dicentes: «A quinquagesimo anno in otium sece dam, sexagesimus me annus ab officiis dimittet . Et quem tandem longioris vitae praedem acc pis? Quis ista sicut disponis ire patietur? 3. Rievoca alla memoria quando sei stato saldo nei tuoi propositi, quanto pochi giorni hanno avuto l esito che volevi, quando hai avuto disponibilità di te stesso, quando il tuo volto non ha battuto ciglio, quando non ha tremato il tuo cuore, che cosa hai realizzato in un periodo così lungo, quanti hanno saccheggiato la tua vita senza che tu ti accorgessi di quel che perdevi, quanto ne ha sottratto un vano dolore, una stolta gioia, un avida passione, un allegra compagnia, quanto poco ti è rimasto del tuo: comprenderai che la tua morte è prematura . 4. Qual è la causa? Vivete come destinati a vivere sempre, mai vi viene in mente la vostra precarietà, non fate caso a quanto tempo è trascorso: continuate a perderne come da una provvista colma e copiosa, mentre forse proprio quel giorno che si regala a una persona o a un attività qualunque è l ultimo. Avete paura di tutto come mortali, voglia di tutto come immortali. 5. Sentirai i più dire «A partire dai cinquant anni mi metterò a riposo, a sessanta andrò in pensione . E chi ti garantisce una vita così lunga? Chi farà andare le cose secondo il tuo programma? 3. Repe te memoria... mori l ultima esortazione all ipotetico interlocutore per condurlo alla consapevolezza di un paradosso: te inmaturum mori. Repe te: ancora un imperativo, con memoria ablativo strumentale. quando... intrepidus: serie di interrogative indirette dipendenti da repe te. L interlocutore è invitato a pensare alle attività positive, quelle per cui vale la pena vivere e che, non si manchi di notarlo, sono tutte relative alla formazione spirituale. quid tibi... operis sit: un altra interrogativa indiretta per far riflettere sui risultati del proprio fare (facti). quam multi... abstulerit: l anafora di quam/quantum scandisce l elenco delle perdite; in questo caso l accento è sul fatto che non ce ne rendiamo conto (te non sentiente, ablativo assoluto); il verbo abstulerit è qui riferito a entità astratte, non solo a vizi (come dolor e cupiditas), ma anche ad attività apparentemente piacevoli, e positive, come la stulta laetitia e la blanda conversatio. L attributo stulta qualifica la gioia come diversa, anzi opposta rispet- to alla serenità garantita dalla filosofia; l attributo blanda tipico dell adulazione è ambiguo: da un lato esprime la piacevolezza, dall altro la seduzione esercitata dalla conversazione fine a sé stessa, che si risolve in una drammatica perdita di tempo. quam exiguum... relictum sit: nota la costruzione della frase che esprime il risultato della sottrazione progressiva del tempo perso da quello vissuto: i pronomi personali e possessivi alla seconda persona (tibi/de tuo) sono al centro, compressi fra il soggetto (exiguum) e il verbo (relictum est); l ordine delle parole vuole esprimere l oppressione esercitata dalla brevità della vita sul soggetto (tu). inmaturus: significa precoce, che avviene anzitempo ; si diceva di chi moriva da ragazzo, perciò in questo caso, trattandosi di un centenario, è sorprendente. 4. Quid ergo... concupiscitis L argomento cambia: dalla considerazione del passato (la quantità di tempo che perdiamo) si passa a quella del futuro (la quantità di tempo che crediamo di avere davanti). semper... numquam: l ennesima antitesi semper/numquam a sottolineare ancora l inconsapevolezza degli uomini che vivono come destinati a vivere per sempre (semper victuri) senza mai (numquam) pensare alla propria precarietà, senza riflettere sul tempo trascorso (quantum iam tempus transierit). velut... ultimus sit: di nuovo il rimprovero per il tempo dilapidato come se ne avessimo in abbondanza (ex pleno et abundanti), mentre forse (fortasse) è arrivato l ultimo giorno (dies ultimus). Omnia... concupiscitis: antitesi con parallelismo: ripetizione (omnia tamquam), opposizione (mortales/inmortales, timetis/concupiscitis). I verbi sono scelti accuratamente: timore e desiderio rientrano fra quelli che lo stoicismo considerava i vizi principali (à p. 75). 5. Audies plerosque... perduxerunt Le ultime considerazioni, amaramente ironiche, sono per chi fa progetti di ritirarsi a vita privata a cinquanta, sessant anni. 101

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Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale