Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO à Gian Lorenzo Bernini, Enea, Anchise e Ascanio, 1618. Roma, Galleria Borghese. ne sono grandi esempi il gruppo scultoreo Enea, Anchise e Ascanio di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), attualmente custodito presso la Galleria Borghese di Roma, e la Didone abbandonata, melodramma di Pietro Metastasio (1698-1782), rappresentato per la prima volta a Napoli nel 1724. I pregiudizi del Romanticismo e la riscoperta di una «poesia sentimentale Durante il primo Romanticismo si spegne l entusiasmo per la poesia di Virgilio. Le ragioni sono da ricercare nel diffuso pregiudizio critico di origine tedesca che considera la letteratura greca (e in particolare la poesia di Omero) l esito spontaneo di un energia naturale e primitiva e, invece, la letteratura latina un prodotto privo di valore in quanto derivata (abgeleitete, in tedesco) da quella greca. Tale pregiudizio si fonda sul mito, creato dall archeologo Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) e sostenuto da intellettuali tedeschi come Johann Gottfried von Herder (1744-1803) e Karl Wilhelm von Humboldt (1767-1835), secondo cui il mondo greco avrebbe raggiunto risultati inimitabili in termini di «nobile semplicità e quieta grandezza . Soltanto con la successiva riflessione di Friedrich Schiller (1759-1805) e Friedrich von Schlegel (1772-1829) questo pregiudizio comincia a vacillare. Si fa avanti, infatti, la contrapposizione fra «poesia ingenua e «poesia sentimentale , laddove la prima indica una poesia puramente imitativa della natura, oggettiva e impersonale (quale è, per gli intellettuali del tempo, la poesia omerica), mentre la seconda una poesia riflessiva e soggettiva (quale è, per esempio, la poesia di Virgilio). Benché presupponga 72 una dicotomia rigida, oggi non accettabile in toto, l intuizione di questa nuova generazione di romantici riaccende l interesse per Virgilio, nella cui opera si scoprono due tendenze: quella all originarietà, cioè il ritorno alle origini stesse della poesia (Omero), e quella all originalità, cioè l audace aspirazione a introdurre nell èpos tutto quello che all ingenuo e impersonale Omero mancava, ossia il sentimento, il dubbio della coscienza, la libertà individuale, la riflessività sofferta, la soggettività patetica. Da qui la riscoperta di Virgilio, che influenza la poesia di Giacomo Leopardi (1798-1837), traduttore, peraltro, del secondo libro dell Eneide, e di tante altre personalità letterarie che operano a cavallo fra il XIX e il XX secolo: si pensi a Giovanni Pascoli (1855-1912), che dai due versi iniziali dell ecloga IV di Virgilio Sicelides Musae, paulo maiora canamus. / Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae («Muse di Sicilia, solleviamo il tono del canto: / non tutti amano gli arbusti, le umili tamerici , trad. L. Canali) estrapola alcune parole: paulo maiora canamus per farne il motto dei Primi poemetti nella prima edizione Paggi di Firenze del 1897; myricae, per titolare un altra celebre raccolta poetica (1891), con il v. 2 in esergo che, depauperato delle due parole iniziali (non omnis), acquisisce un senso diverso da quello del testo originale (arbusta iuvant humilesque myricae, piacciono gli arbusti, le umili tamerici ). Dalle strumentalizzazioni di inizio Novecento alle riletture contemporanee Nel periodo fra le due guerre mondiali Virgilio è vittima di strumentalizzazioni ideologiche e retoriche da parte del regime fascista, che fa del principato di Augusto un modello per la modernità, puntando alla palingenesi della Roma del I secolo a.C. e insistendo propagandisticamente sulla predestinazione teleologica dell Italia a un ruolo di guida: una linea nazionalistica culminata nel 1930 con la celebrazione del Bimillenario della nascita del poeta. Di fronte a questi travisamenti storici del primo Novecento, cruciale risulta la pubblicazione degli scritti di due personalità letterarie dell immediato dopoguerra. Nel 1945 esce a New York Der Tod des Vergil ( La morte di Virgilio ), romanzo dell austriaco Hermann Broch (1886-1951), che, nel descrivere le ultime

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Età augustea