Tua vivit imago - volume 2

L autore Livio Analisi del testo Paradigmi etici per l aristocrazia romana L episodio di Lucrezia rappresenta uno degli esempi più riusciti della drammatizzazione che caratterizza la narrazione liviana: scandito in tre momenti, il racconto assume le caratteristiche di una vera e propria tragedia. Il primo atto è l antefatto del dramma: durante l assedio di Ardea un gruppo di nobili, fra cui Sesto Tarquinio, il figlio del re, comincia a parlare delle rispettive mogli e Collatino loda la propria, la cui integrità e modestia vengono constatate di persona dai patrizi; le stesse virtù, però, accendono di improba passione Sesto Tarquinio. Il momento centrale è rappresentato dalla violenza perpetrata con l inganno dal giovane aristocratico, che, accolto con tutti gli onori dall ignara matrona, la sorprende nel sonno e la minaccia con un discorso diretto caratterizzato da brevi frasi collegate per asindeto*, di cui la prima contiene l imperativo Tace (r. 23); segue poi l ulteriore minaccia, che aggiunge alla morte il disonore di essere ritenuta colpevole di adulterio con uno schiavo. Il dramma raggiunge il momento culminante con l arrivo del padre e del marito, mandati a chiamare dalla donna, e con il discorso di Lucrezia, in cui l espressione hostis pro hospite (r. 40) è tesa a stigmatizzare l atroce inganno perpetrato da Tarquinio, e con la richiesta di vendetta. Nonostante le rassicurazioni dei congiunti, Lucrezia si uccide con un pugnale che aveva nascosto sotto le vesti. Il pàthos del racconto è molto accentuato e le parole della matrona violata appaiono quasi come un testamento spirituale: è evidente che Livio vuole coinvolgere emotivamente il lettore non solo nel fatto in sé, ma anche in quelle che ne saranno le conseguenze, ovvero la cacciata del re e l inizio della re- pubblica. Quel che colpisce particolarmente è il netto contrasto tra la perversa passione del giovane rampollo etrusco, che viola Lucrezia più per il piacere di far forza alla sua castità che per l attrazione suscitata dalla sua bellezza, e l eroica volontà della matrona, la quale, pur senza colpa, non sopporta la vergogna. Sono questi, dunque, i due poli all interno dei quali si sviluppa la vicenda: la violenza di Sesto Tarquinio e la virtù di Lucrezia. Una storia ricorrente da Atene a Roma In realtà la leggenda di Lucrezia è stata certamente modellata, come suggerisce anche il quasi totale sincronismo, sulla leggenda dei tirannicidi ateniesi Armodio e Aristogitone, autori dell uccisione del tiranno Ipparco e promotori, nel 514-513 a.C., di un primo moto di sollevazione degli Ateniesi contro i tiranni che occupavano la città. Alla sorella di Armodio era stata vietata la partecipazione alla processione che si sarebbe svolta durante le feste Panatenee, perché il giovane aveva rifiutato il corteggiamento omoerotico rivoltogli dal tiranno. Come nel caso della narrazione greca, anche nel racconto di Lucrezia intervengono gli stessi elementi: alla violenza subita da una figura nobile e virtuosa (Lucrezia qui, Armodio ad Atene) segue un moto di rivolta che culmina a Roma con la cacciata dei tiranni, ad Atene con l uccisione di Ipparco e il conseguente, anche se travagliato, instaurarsi della democrazia. Questo confronto giova anche a comprendere la natura della leggenda di Lucrezia: in entrambi i casi la narrazione serve a giustificare e a presentare in una luce positiva il passaggio da una tirannide a una forma di potere più equa e condivisa. à Sandro Botticelli, La storia di Lucrezia (particolare), ca 1500. Boston, Gardner Museum. 631

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Età augustea