Tua vivit imago - volume 2

L autore Livio 15 quoque increp tans adiecisset, «Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea , interfectum. 3. Ita solus pot tus imperio Romulus; cond ta urbs conditoris nomine appellata. ludibrio fratris: in segno di scherno nei confronti del fratello . transiluisse: infinito perfetto di transilio; è il verbo dell infinitiva retta da Vulgatior fama est. verbis incre p tans: schernendolo anche con le pa- role . Sic deinde: ellissi*. Il senso è questo capiti/capiterà in futuro (sic deinde) a chiunque altro (quicumque alius) valicherà le mie mura . interfectum: sottinteso esse ( fu ucciso ). 3. Ita nomine appellata: predicativo del soggetto. pot tus: sottintende est, come poi appellata. nomine: ablativo di origine. Analisi del testo Lo scelus all inizio della città Restituito il trono al nonno Numitore, Romolo e Remo decidono di fondare una nuova città, destinata a superare per importanza sia Lavinio che Alba Longa. A questo punto un tarlo antico, ereditato dagli avi (av tum malum, r. 5), vale a dire la brama di potere (regni cup do, r. 5), porta i due fratelli a uno scontro vergognoso (foedum certamen, rr. 5-6) e poi alla morte di uno dei due. Il fratricidio da cui ha origine Roma è una macchia che Livio cerca di attenuare dando credito alla versione secondo cui Remo sarebbe morto nel tumulto seguito all ambiguo responso degli auspici; nonostante questo, lo storico non può esimersi dal ricordare la tradizione più diffusa, che attribuiva allo stesso Romolo l uccisione del fratello: Remo avrebbe infatti provocatoriamente scavalcato le mura che venivano costruite (o il loro solco appena tracciato) e il fratello lo avrebbe punito, dando così l esempio ai futuri trasgressori della sua legge ( Così [sarà punito] in futuro chiunque altro attraverserà le mie mura , r. 15). L importanza del momento è segnalata anche dall elaborazione retorica: nota la presenza di frequenti allitterazioni* (Romulum Remumque cup do cepit, r. 1), anafore* (parvam Albam, parvum Lavinium, r. 4), chiasmi* (Palatium Romulus, Remus Aventinum, rr. 8-9), figure etimologiche* (cond ta urbs conditoris nomine appellata, rr. 16-17) e periodi lunghi e sostenuti, come quello che chiude il capitolo 6 (rr. 6-9). Il fratricidio nella letteratura augustea Il tema del fratricidio è particolarmente scottante nel momento in cui Livio compone la sua opera: Augusto si è proposto come pacificatore dopo la lunga e sanguinosa stagione delle guerre civili, e ha associato la propria immagine a quella del mitico fondatore di Roma, collocando la sua dimora sul Palatino nei pressi di quella attribuita a Romolo e presentandosi appunto come colui che ha rifondato la città. La figura di Romolo deve dunque essere riscattata dalla macchia dell uccisione di Remo: la posizione di Livio è ancora sfumata, nel senso che Romolo non viene accusato direttamente della morte del fratello, che sarebbe avvenuta nel corso di tafferugli; successivamente, con l Ovidio dei Fasti (à p. 454), la riabilitazione del fondatore sarà compiuta e la responsabilità dell omicidio verrà attribuita a un altrimenti ignoto seguace di Romolo di nome Celere, che avrebbe applicato alla lettera, fraintendendo un gesto di Remo, l ordine di uccidere chiunque avesse oltrepassato le mura (Fasti IV, 837-848). Non manca però chi, con simpatie repubblicane, opta invece per un mantenimento delle colpe di Romolo: Orazio, nell epòdo 7, 18-20, adombra l idea che le guerre civili, con il loro immane e insensato spargimento di sangue, siano la pena che i Romani devono pagare per lo scelus compiuto dal loro progenitore, uccisore dell innocente Remo. Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Qual è l atteggiamento di Livio nei confronti delle proprie fonti, quando si trova di fronte a più testimonianze in contrasto tra loro? Come si spiega quanto egli riporta sull uccisione di Remo? Come si collega alla politica augustea? 613

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea