Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO 20 8. Ita gen ti itaque educati, cum primum adolevit aetas, nec in stabulis nec ad pecora segnes venando peragrare saltus. 9. Hinc robore corporibus animisque sumpto iam non feras tantum subsistere sed in latrones praeda onustos impetus facere pastoribusque rapta dividere et cum his crescente in dies grege iuve num seria ac iocos celebrare. 8. Nati e allevati in tal modo, non appena furono cresciuti negli anni, pur non mostrandosi inattivi nella cura delle stalle e degli armenti, amavano errare cacciando per le selve. 9. Perciò irrobustiti nel corpo e nell animo, non affrontavano più soltanto le fiere, ma assaltavano i ladroni carichi di preda distribuendo il bottino fra i pastori, e insieme con loro, mentre di giorno in giorno s accresceva la schiera dei giovani, attendevano alle occupazioni e agli svaghi. (trad. M. Scàndola) 8. Ita gen ti peragrare saltus Ita: in questa maniera . gen ti: participio perfetto di gigno; si riferisce, come il successivo educati, ai due gemelli. cum aetas: proposizione temporale con l indicativo. Traduci quando raggiunsero l età giovanile : adolevit aetas significa letteralmente l età si sviluppò (perfetto indicativo del verbo adolesco). nec in stabulis nec ad pecora: tipico caso di variatio tra due costrutti. segnes: pigri ; i giovani non erano affatto pigri nello svolgere le mansioni pastorali. peragrare: infinito storico da cui dipende l accusativo saltus. 9. Hinc iocos celebrare Hinc: letteralmente da qui . robore sumpto: ablativo assoluto in cui corporibus e animis possono essere considerati ablativi di limitazione oppure dativi di vantaggio. subsistere: infinito storico, come i successivi facere, dividere e celebrare; il valore di questi infiniti è durativo. pastoribus: dipende da dividere. rapta: participio perfetto neutro plurale ( i beni sottratti ). crescente grege: ablativo assoluto. Analisi del testo Un mito antichissimo Nonostante sia molto antico, il mito della fondazione di Roma è riportato dalle varie fonti della tradizione secondo una versione pressoché uniforme, che scandisce la vicenda in tre momenti: l abbandono, il salvataggio e il sostentamento di Romolo e Remo. A parte alcune varianti poco significative (relative alla sorte di Rea Silvia, imprigionata o uccisa), la fase iniziale del mito è narrata in maniera analoga dalle varie tradizioni. Anche per quanto riguarda la seconda fase, quella del salvataggio, quasi tutte le fonti concordano nell affermare che la culla che trasportava Romolo e Remo si sarebbe arenata sotto un fico e qui una lupa avrebbe trovato e allattato i due neonati. Tutte queste vicende sono centrali nella comprensione del mito di Romolo e Remo: come tutti gli eroi, i gemelli devono superare una serie di prove e di peripezie, che permettono loro di dimostrare di possedere un eccezionale valore. Questa prima fase 610 della vita dei due giovani è quindi la riproposizione di quelle prove a cui sono sottoposti tutti gli eroi mitici, che anche a rischio della loro stessa vita giungono a compiere il loro cammino per adempiere al disegno di un Fato superiore. Livio mitografo e il confronto con Ovidio Livio racconta questa vicenda leggendaria utilizzando uno stile piano e scorrevole, che non esclude, però, alcune complessità sintattiche, come gli infiniti storici (o narrativi) ai paragrafi 8 e 9. In generale, la narrazione si svolge con leggerezza, evitando discussioni sulla veridicità dei fatti o sulle versioni alternative; solo in alcuni passaggi, come quello sull interpretazione razionalistica della leggenda della lupa (rr. 14-16), Livio si limita a dare la propria versione. Non bisogna, d altra parte, sottovalutare l importanza dei dubbi formulati da Livio intorno alla versione tradizionale della vicenda: egli sembra, infatti, dare per scontato che Rea Silvia non abbia davvero subito violenza da

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Età augustea