T17 LAT - Pigmalione e l’arte di dare la vita

L autore Ovidio T17 Pigmalione e l arte di dare la vita tratto da Metamorfosi X, 247-258; 270-297 latino Pigmalione è un artista di Cipro. Disgustato dall immoralità di alcune donne, piuttosto che sposarsi preferisce scolpire una statua d avorio raffigurante una fanciulla bellissima e finisce per innamorarsene. Venere decide di ricompensarlo con la trasformazione della statua in una persona viva, che diviene il simbolo della capacità dell arte di imitare a perfezione la natura e, per certi versi, del suo potere di plasmare la realtà. I nte re a n ve u m | m ra fe l c te r a rte Metro: esametri Interea niveum mira feliciter arte sculpsit ebur formamque dedit, qua femina nasci nulla potest, operisque sui concepit amorem. 247-249. Interea concepit amorem In soli tre versi vengono raccontati in modo sintetico e insieme efficacemente espressivo la realizzazione della statua e l innamorarsi di Pigmalione per lei (operisque sui concepit amorem). interessante notare che nelle riprese moderne alla fanciulla nata dalla statua viene dato il nome di Galatea, del tutto assente nella versione ovidiana, nella quale ella non ha nome. niveum ebur: costruisci: sculpsit niveum ebur mira arte feliciter ( con successo ). formamque potest: qua si riferisce a forma; nota la quantità delle di un anziano pescatore che, addormentatosi sulla spiaggia «all ombra dell ultimo sole , viene raggiunto da un assassino in fuga: questi chiede al pescatore del pane e del vino, e il pescatore, dopo averlo sfamato e dissetato («versò il vino e spezzò il pane ), più tardi non risponde ai gendarmi che lo stanno cercando, propiziandone così la fuga. Al di là delle ovvie e profonde differenze tra queste tre vicende e a prescindere dal fatto che, nel caso di De André, è possibile che non vi sia un rapporto di ispirazione diretta né con Ovidio, né con Pascoli il loro accostamento è assai suggestivo: nel primo caso coloro che sono ospitati sono dèi creduti uomini, nel secondo il personaggio che è ospitato è un bandito creduto un dio, nel terzo un personaggio che è figura di Dio («versò il vino e spezzò il pane è una evidentissima citazione evangelica) ospita un bandito. Ad accomunare i tre racconti, oltre al tema dell ospitalità e a quello del rapporto tra l uomo e gli dèi (o tra l uomo e Dio), è la profonda umanità attribuita ai rispettivi protagonisti, vocali: qua femina nulla ( con la quale nessuna donna può nascere ); il sostantivo forma indica letteralmente la forma , ma può significare anche bellezza . Nota anche l allitterazione* femina nasci / nulla. compresi i due banditi. Se il Laurèolo di Pascoli si commuove pensando alla propria sorte, l assassino di De André ha «due occhi grandi da bambino e sembra rimpiangere la propria infanzia perduta: «dietro le spalle un pescatore e la memoria è già dolore, è già il rimpianto d un aprile giocato all ombra di un cortile . 537

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea