Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO Analisi del testo L amore come finzione e gioco delle parti Nel passo proposto emerge chiaramente che il rapporto amoroso deve essere costruito ad arte, applicando tecniche quali la finzione, la dissimulazione, l interpretazione di un ruolo. Il corteggiamento e poi la relazione devono essere tenuti nascosti a occhi indiscreti: a questo si riferiscono le esortazioni contenute nei primi due distici (vv. 487-490), secondo le quali lo spasimante deve avvicinare la donna senza dare nell occhio (dissimulanter, v. 488) e comunicare con lei attraverso dei «segnali segreti (ambiguis notis, v. 490). , questo, un vero e proprio filo conduttore dell Ars amatoria, la cui occorrenza più famosa è forse la scena del banchetto, durante il quale i due amanti si scambiano cenni d intesa e bigliettini segreti, ricorrendo a un ampia varietà di canali comunicativi: «Allora con parole coperte potrai dire molte frasi allusive / che lei intenda come rivolte a sé, / potrai con poche gocce di vino scrivere leggere lusinghe / così che sulla tavola lei legga d essere la padrona del tuo cuore; / potrai guardarla negli occhi con occhi che rivelano il tuo amore: / anche uno sguardo muto ha spesso voce e parola. / Cerca di afferrare per primo la coppa che ha toccato / le sue labbra, e bevi dalla parte da cui ha bevuto lei; / e qualunque cibo assaggi con le dita, / prendine anche tu, e toccale, nel prenderlo, la mano (I, 569-578). Ma, allo stesso tempo, lo spasimante è chiamato a recitare una parte anche all interno del rapporto con la donna corteggiata: a questo secondo aspetto sono riconducibili le esortazioni, contenute negli ultimi due distici, ad assumere atteggiamenti e comportamenti che possano non soltanto comunicare indirettamente il proprio sentimento (vv. 501502), ma anche compiacere l amata (vv. 503-504), per esempio alzandosi o sedendosi quando lei per prima si alza o si siede. In modo ancor più esplicito, in occasione delle corse dei cavalli lo spasimante è invitato a tifare per la stessa squadra per cui parteggia la donna da corteggiare: nec mora, quisquis erit cui favet illa, fave, «e se lei fa il tifo per qualcuno, fallo subito anche tu (I, 146). Si tratta di un altro modo di fingere o comunque di interpretare un ruolo: più avanti, sempre nel I libro dell Ars amatoria, al v. 645, l idea del corteggiamento e della relazione come una forma di (innocente) inganno viene portata alle estreme conseguenze con la celebre massima falli te fallentes, «ingannate coloro che ingannano , che rivela come la stessa donna ingannata sia, in realtà, consapevole e complice, a sua volta, dell inganno. «Ovidio rovescia la morale comune, o meglio ritaglia nell ambito della morale tradizionale una limitata zona franca dove collocare l etica dei rapporti amorosi. Ciò è possibile perché l amore insegnato da Ovidio è un gioco fatto a carte scoperte: l inganno amoroso [ ] è reciproco e consapevole (E. Pianezzola). La metafora del teatro Nella seconda parte del passo, dedicata alle rappresentazioni teatrali, è indirettamente descritto uno spettacolo di pantomimo, genere teatrale che prevedeva la partecipazione di un attore che declamava il copione (con accompagnamento musicale) e di un mimo che interpretava, danzando, i vari ruoli (per questo al v. 501 si parla del mimo che recita la parte di una qualche fanciulla , aliquam puellam). Era il tipo di spettacolo teatrale più popolare al tempo di Ovidio e gli argomenti comprendevano spesso amori illeciti e adulteri (e infatti al v. 502 si parla della «parte dell innamorato ). Dal punto di vista interpretativo, questi pochi distici (vv. 497-504) sono molto interessanti per l implicito gioco di corrispondenze tra il contenuto della rappresentazione scenica e quanto avviene tra gli spettatori che assistono allo spettacolo (anticipato già ai vv. 497-498 dall idea che il vero spettacolo sia la donna corteggiata): se lo spasimante identifica la donna con i personaggi femminili della rappresentazione (v. 501) e sé stesso con quelli maschili (v. 502), sarà lecito compiere anche l operazione uguale e contraria, vale a dire proiettare sui due spettatori i ruoli canonici interpretati sul palcoscenico dagli attori e suggerire così, indirettamente, l idea del corteggiamento e della relazione amorosa come gioco, appunto, delle parti. A ben vedere, anche l immagine dello spasimante che riproduce passo passo i gesti della donna (Cum surgit, surges; donec sedet illa, sedebis, v. 503) riflette in qualche misura quella del mimo che riproduce le azioni declamate dall attore. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 484

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Età augustea