VERBUM DE VERBO - Furor

L ET DI AUGUSTO Ferte per extremas gentis et ferte per undas, 30 qua non ulla meum femina norit iter; vos remanete, quibus facili deus annuit aure, sitis et in tuto semper amore pares. In me nostra Venus noctes exercet amaras, et nullo vacuus tempore defit Amor. 35 Hoc, moneo, vitate malum: sua quemque moretur cura, neque assueto mutet amore locum. Quod si quis monitis tardas adverterit auris, heu referet quanto verba dolore mea! Catullo, nel carme 76, aveva rappresentato la passione come un taetrum morbum (v. 25) . vos auxilia: gli amici tardi (sero) cercano di richiamare (alla ragione) colui che è caduto (lapsum), e Properzio li prega di cercare degli aiuti (auxilia), dei rimedi per l animo malato (non sani pectoris, genitivo oggettivo). patiemur: indicativo futuro del verbo patior, plurale poetico. Properzio si dichiara disposto a sopportare con forza (Fortiter) sia il ferro sia il fuoco crudele (ignis, accusativo plurale in -is), purché (modo) abbia (sit, sott. mihi) la libertà di dare libero sfogo alla sua rabbia. libertas loqui: lett. dire (loqui) le cose che voglia (velit) l ira . La libertà di parola cui il poeta aspira allude alla fine della sottomissione dell amante (servitium amoris), e dunque alla separazione (discidium) da Cinzia. 29-32. Ferte amore pares Ferte iter: il poeta chiede agli amici di condurlo (ferte, imperativo presente con me sottinteso) tra i popoli più remoti (per extremas gentis) e sui mari più lontani (per undas), per dove (qua; introduce una proposizione relativa consecutiva) nessuna donna (ulla femina) possa conoscere (norit, congiuntivo perfetto sincopato del verbo nosco) il suo tragitto. L aggettivo extremas si riferisce a entrambi i sostantivi, gentis e undas. vos pares: coloro ai quali il dio (cioè Amore) accondiscende con favorevole orecchio dovranno invece rimanere (remanete, imperativo presente) e godere di un amore sicuro e reciproco (lett. possiate essere [sitis, congiuntivo presente con valore ottativo oppure esortativo: siate ] sempre pari in un amore sicuro ). Vos potrebbe riferirsi ancora agli amici del poeta, che sarebbero dunque più felici in amore di lui, oppure essere un apostrofe* generica a coloro che si trovano in tale condizione. 33-36. In me amore locum In me: ancora la stessa, forte contrapposizione dell io narrante a figure, mitiche o reali, più fortunate di lui, come al v. 17. nostra Venus amaras: la mia (nostra, plurale poetico) Venere mette in opera notti amare contro di me . et nullo Amor: e Amore non viene meno (defit, forma passiva del verbo deficio), ozioso (vacuus), in alcun tempo . Hoc malum: il poeta ammonisce (moneo) gli amici (o i lettori) a evitare questo male (di nuovo la metafora* della passione come malattia). sua locum: «ognuno indugi nella propria passione (sua moretur cura; lett. la propria passione faccia indugiare ciascuno . Ma cura potrebbe indicare anche la stessa persona amata, per metonimia), né si stacchi (mutet locum) da un sentimento consueto (trad. L. Canali). Moretur è congiuntivo presente del verbo deponente moror. Perché Properzio raccomanda di essere fedeli? Sta forse lasciando implicitamente intendere che Cinzia è arrabbiata con lui perché il poeta stesso si era allontanato da lei? Oppure vuol esortare gli amici, più semplicemente, a restare con le loro compagne, senza lasciarsi irretire (cfr. v. 1: miserum me cepit) da donne fatali come Cinzia? 37-38. Quod si quis dolore mea! una chiusa caratteristica del genere elegiaco: chi si comporterà male oppure, come in questo caso, chi non ascolterà i consigli del poeta, dovrà, prima o poi, pentirsene. Quod si quis: ché se qualcuno . monitis dolore mea: avrà rivolto (adverterit, futuro anteriore) ai [miei] ammonimenti tarde (tardas, predicativo) le orecchie (auris, accusativo plurale in -is), ahi (heu, interiezione), con quanto dolore riporterà (referet, futuro semplice) [alla mente] le mie parole! . verbum de verbo / Furor / Soprattutto nel primo libro delle elegie, Properzio definisce più volte la propria passione amorosa furor, una follia ; è così sin dai primi versi della prima elegia: Et mihi iam toto furor hic non deficit anno («e ormai da un anno intero questa follia non mi abbandona , v. 7, trad. L. Canali). Il sostantivo deriva dal verbo furo, essere fuori di sé, delirare, impazzire , ma anche ardere dal desiderio di fare qualcosa 420 o amare alla follia . Allo stesso modo, furor significa furia, frenesia, delirio , ma anche follia d amore, violenta passione amorosa : in contesto amoroso il termine, connotato in senso fortemente negativo, esprime dunque il carattere irrazionale e autolesionista del sentimento che lega il poeta alla donna amata, costringendolo a dissipare la propria esistenza.

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea