Tua vivit imago - volume 2

L INCONTRO CON L AUTORE LO STILE DI PROPERZIO erudizione ricercatezza oscurità Nella sua brevità, l elegia è estremamente rappresentativa dei tratti peculiari dello stile di Properzio. A eccezione del primo distico, che fa da introduzione e da cornice, l intero componimento è focalizzato su un unico tema: la bellezza di Cinzia, paragonata a diverse figure di donne divine o comunque del mito (Giunone, vv. 5-6; Pallade Atena, vv. 7-8; Iscomaca, vv. 9-10; Brimo, vv. 11-12; le tre dèe oggetto del giudizio di Paride, vv. 13-14). Tipico del carattere alessandrino della poesia properziana è il fatto che almeno alcune di queste figure vengano menzionate tramite perifrasi o epiteti ricercati, comprensibili soltanto a un lettore assai erudito, tanto che in alcuni casi gli studiosi moderni rimangono incerti sull identificazione: è il caso, in particolare, di Brimo, ma anche Iscomaca non è sicuro al di là di ogni dubbio che sia da identificare con Ippodamia. Anche i toponimi sono ricercati: se l aggettivo Dulichius (v. 7) si incontra già in Virgilio (due volte) e poi, più spesso, in Ovidio, il lago Bebeide è citato molto più di rado: mai prima di Properzio e soltanto una volta da Ovidio (Metamorfosi VII, 231). Nel complesso è l insieme dei riferimenti più o meno peregrini a rendere il testo potenzialmente di difficile comprensione. All oscurità dei riferimenti eruditi si aggiunge il carattere notevolmente involuto della sintassi: di un espressione come composita pace gli studiosi continuano a discutere; ai vv. 5-6 il verbo est ha tre soggetti, di cui uno non concordato nel numero e uno sottinteso; la frase incedit vel Iove digna soror ha carattere vistosamente brachilogico e la transizione al distico seguente presuppone un anacoluto; e così via, con l effetto di rendere il testo di faticosa lettura, ma anche di grande fascino una volta che si riesca a intenderlo in tutti i suoi riferimenti e in tutte le sue sfumature. Particolarmente notevole, in poesia elegiaca, la presenza di un esametro spondaico (v. 9): tale forma metrica, infatti, è tipica, tra gli elegiaci, del solo Properzio, che lo usa sette volte; è assente nel Corpus Tibullianum e viene utilizzata solo due volte negli Amores di Ovidio (che ricorrerà a questa soluzione più frequentemente nella poesia di contenuto mitologico: le Heroides e soprattutto le Metamorfosi). I TEMI DI PROPERZIO mito amore conflitto idealizzazione dell amata Nel distico di apertura si affaccia un motivo tipicamente elegiaco e, in particolare, properziano: quello della passione amorosa come irretimento . Nel primo verso della prima elegia del primo libro Properzio scrive che Cinzia lo ha preso (cepit), cioè appunto irretito, sedotto, con il suo sguardo: Cynthia prima suis miserum me cepit ocellis. Qui afferma invece che Amore lo ha tratto in inganno (fefellit). L idea della cattura è ribadita, del resto, dalle parole di esordio, con le quali il poeta afferma di aver pensato di essere libero (Liber eram). Nel corpo centrale dell elegia si ha una ricca esemplificazione dell uso del mito come modo per trasfigurare il reale: accostando Cinzia a un vasto campionario di dèe ed eroine, e giudicando la sua bellezza addirittura superiore a quella di costoro, Properzio proietta su di lei un immagine, appunto, sovrannaturale e divina, che costituisce forse il massimo grado possibile di idealizzazione della donna amata. Analogamente, ma da una diversa prospettiva, l augurio conclusivo trasfigura e idealizza in modo volutamente estremo (e, di fatto, quasi paradossale) la realtà dei fatti, immaginando che Cinzia possa vivere per centinaia di anni e restare, allo stesso tempo, sempre giovane e bella. 417

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Età augustea