Tua vivit imago - volume 2

L autore Tibullo Ancora il pino non aveva appreso a sfidare i flutti cerulei, non aveva offerto al vento le vele spiegate, i migranti nocchieri alla ricerca di guadagno in terre sconosciute 40 non avevano ancora riempito la stiva con merci straniere. In quel tempo il possente toro non si sottometteva al giogo, il cavallo non mordeva il freno con bocca domata; le dimore non avevano porte, non v erano pietre piantate in terra per delimitare il terreno con sicuri confini. 45 Le querce davano spontaneamente miele, e allo stesso modo le pecore offrivano gli uberi colmi di latte a quegli uomini spensierati. Non v erano eserciti, né ira, né guerre: il fabbro non aveva ancora appreso la crudele arte di forgiare spade. Ora sotto il dominio di Giove continue stragi e ferite, 50 ora i rischi del mare, e mille vie di morte improvvisa. Risparmiami, o padre. Non mi sgomenta il timore di spergiuri, o di empie parole che abbia pronunciato contro i sacri dèi. Pure, se ho già compiuto il fatale corso degli anni, fa che sulle mie ossa vi sia una lapide con questa iscrizione: 55 «Qui giace Tibullo consunto dalla crudele morte mentre seguiva Messalla per terra e per mare . Ma poiché sono sempre incline al tenero Amore, 10 Venere stessa mi condurrà nei campi dell Eliso. Qui regnano canti e danze, e qua e là volando 60 uccelli modulano con agile gola soavi gorgheggi, il suolo pur non coltivato produce cinnamomo, e per tutti i campi la benigna terra fiorisce di rose profumate; uno stuolo di giovani misti a tenere fanciulle giuoca, e Amore continuamente intreccia battaglie. 65 Laggiù invece sono tutti gli amanti sorpresi 11 dall avida Morte: corone di mirto ne cingono le belle chiome. 12 Ma la sede scellerata giace avvolta da profonde tenebre, e intorno ad essa mugghiano i neri fiumi; 13 e v infuria Tisìfone, scompigliata invece dei capelli i feroci serpenti, 70 e qua e là fugge la turba degli empi. 10. campi dell Eliso: erano il luogo di beatitudine che ospitava le anime degli eroi e dei saggi dopo la morte, ma Tibullo ne dà un interpretazione assai personale, come di un luogo in cui coloro che sono morti innamorati possono dedicarsi senza pensieri e preoccupazioni alle danze, ai canti e, soprattutto, all amore, immaginato come un gioco e come una continua schermaglia. 11. corone di mirto: il mirto era la pianta sacra a Venere. 12. la sede scellerata: il Tàrtaro, il luogo dell aldilà in cui erano puniti gli empi. 13. Tisìfone: una delle tre Furie. 389

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Età augustea