Tua vivit imago - volume 2

L autore Orazio GRAECE LOQUI Analisi del testo L epòdo 11 di Orazio e il frammento 196a West di Archiloco Un elegia in metro giambico? L esegesi dell epòdo 11 è stata a lungo condizionata dal giudizio di un autorevole filologo tedesco, Friedrich Leo (1851-1914), che nel 1900, in uno studio intitolato De Horatio et Archiloco, definisce il componimento «plane elegia iambis concepta , cioè «un elegia vera e propria, scritta in giambi . Tale giudizio deriva dalla constatazione che i temi trattati nell epòdo sembrano effettivamente riconducibili al genere dell elegia piuttosto che all invettiva tipica della tradizione giambica: la dimensione soggettiva; l amore vissuto come passione tormentata e infelice; l impari competizione fra l amante talentuoso, ma povero, e il rivale mediocre, ma ricco. Alle considerazioni di Leo fa eco la valutazione di uno studioso svizzero, Walter Wili (19001975), che in un volume del 1948, Horaz und die augusteische Kultur ( Orazio e la cultura augustea ), aggiunge qualche altro elemento in favore dell interpretazione elegiaca dell epòdo: a suo avviso Orazio inaugura, con questo componimento, una sezione melica del Liber (epòdi 11-17), nettamente distinta rispetto alla prima di carattere giambico (epòdi 1-10); egli ritiene inoltre che segno di questo cambiamento sia la scelta stessa del metro, nuovo rispetto alle forme usate nei componimenti precedenti. Più duro, infine, è il giudizio di Eduard Fraenkel (1888-1970), che considera l epòdo 11 come un componimento dotato di una certa eleganza, ma slegato dalla vita reale. Le considerazioni degli studiosi finora ricordati, se legittime e ammissibili per qualche aspetto, non tengono conto, in realtà, di alcuni elementi importanti. Anzitutto non si bada al fatto che alcuni dei temi giudicati come elegiaci erano già presenti nell epigrammatica erotica greca; inoltre, e soprattutto, è da notare la presenza di motivi archilochei (quindi giambici) in alcuni versi dell epòdo: quando per esempio Orazio, al v. 2, dice di essere percosso da un amore violento (amore percussum gravi), sembra echeggiare il fr. 196 West2 di Archiloco («ma a me, o compagno, doma il desiderio che intorpidisce le membra , trad. A. Aloni). I dubbi sul carattere giambico dell epòdo oraziano vengono drasticamente ridimensionati dalla pubblicazione, nel 1974, del cosiddetto Primo epòdo di Colonia (fr. 196a West2), scoperto in un frammento di papiro appartenente alla collezione universitaria della città tedesca. Questo componimento (del quale il già noto fr. 196 West2 doveva costituire probabilmente il secondo verso) è di fondamentale importanza per l esegesi dell epòdo oraziano, non soltanto per le puntuali consonanze reperibili nei due testi, ma anche per il fatto che dimostra come all interno del genere giambico fossero ammessi anche temi più strettamente correlati alla sfera erotica e, dunque, potenzialmente ascrivibili anche all elegia: Archiloco, infatti, si ritrae nell epòdo in questione come seduttore di una sorella (più giovane) di Neobùle. Dunque Orazio, con questo suo componimento, non si allontana, in realtà, dalla tradizione giambica. Lessico e metro giambici Nell epòdo 11 ci sono due aspetti che rinviano, in modo incontrovertibile, a una sfera letteraria giambica: l uso di un vocabolario piuttosto duro, inammissibile in un contesto elegiaco, e l adozione di una forma metrica univocamente riconducibile ad Archiloco. Sul piano lessicale si registrano locuzioni non certo valutabili come elegiache. In Quodsi meis inaestuet praecordiis / libera bilis (vv. 15-16) l immagine del poeta, che si augura un esplosione di bile, è descritta con crudi tecnicismi; in lum bos et infre gi latus (v. 22) Orazio accosta a una parola volgare (lumbos) un verbo (infre gi) e un termine (latus) carichi di sfumature oscene: il poeta, trovandosi davanti alla porta dell amata e scoprendo che il ricco rivale è già con lei, deve tristemente rinunciare a una notte d amore (e, forse, arrangiarsi con un atto di autoerotismo). Quanto alla forma metrica (un epòdo elegiambico, detto anche strofe archilochea IV), Orazio adotta uno schema che nel mondo greco si trova attestato soltanto nel fr. 196a West2, prima della pubblicazione del quale non se ne avevano altri esempi: è chiaro, quindi, che Orazio lo desuma imitativamente da Archiloco. à Affresco raffigurante una scena di simposio (particolare), V secolo a.C. Salerno, Museo Archeologico Nazionale di Paestum. 259

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Età augustea