T11 ITA - Il vecchio di Còrico

L autore Virgilio T11 Il vecchio di Còrico tratto da Georgiche IV, 116-148 italiano Dopo essersi soffermato sui vantaggi derivanti dalla scelta di collocare gli alveari negli orti o nei giardini, dove gli sciami delle api potrebbero beneficiare di una ricca varietà di fiori e frutti, Virgilio cambia brusca mente scena, lamentando il fatto che la necessità di passare ad altri argomenti gli impedisca di approfondi re il discorso relativo alla coltivazione degli orti. a questo punto che il poeta apre una preziosa digressione su un giardino che egli ebbe il privilegio di visitare a Taranto, ricavato in un piccolo terreno di proprietà di un vecchio proveniente da Còrico, in Cilicia: un giardino meraviglioso, con alveari, ferace di frutti in tutte le stagioni. Nel descrivere il giardino e il ritorno alla vita semplice, serena e autosufficiente del contadino è come se Virgilio volesse, in qualche modo, proporre una reale, possibile risposta alle ansie, ai conflitti e ai drammi della sua epoca; come scrive il latinista Alessandro Barchiesi, «l insistenza di Virgilio sul carattere diretto e personale di questa esperienza (memini vidisse) serve a sottolineare che l esempio del vecchio è concreto e realmente praticabile, non astrattamente filosofico e utopistico . E davvero se già sul finire della mia fatica non dovessi raccogliere le vele e affrettarmi a dirigere la prua a terra, forse canterei anche la cura del coltivare i floridi orti, i rosai di Pesto che fioriscono due volte l anno,1 120 come l invidia si compiaccia di abbeverarsi ai ruscelli, e le verdi rive godano dell apio, e attorto tra l erba 2 cresca sul ventre il cocomero; né avrei trascurato il narciso che tardi frondeggia, o il flessibile stelo dell acanto, 3 le pallide edere e i mirti che amano i lidi. 4 125 Infatti ricordo sotto le torri della rocca ebalia, 5 per dove il bruno Galeso bagna bionde coltivazioni, 6 di aver veduto un vecchio di Còrico, che possedeva pochi iugeri di terra abbandonata, infeconda ai giovenchi, inadatta alla pastura di armenti, inopportuna a Bacco. 130 Questi tuttavia, piantando radi erbaggi fra gli sterpi, e intorno bianchi gigli e verbene e il fragile papavero, uguagliava nell animo le ricchezze dei re, e tornando a casa a tarda sera colmava la mensa di cibi non comprati. Primo a cogliere la rosa a primavera e in autunno a cogliere i frutti, 1. i rosai di Pesto due volte l anno: Virgilio parla di Paestum (o Posidonia), città di fondazione greca sulle coste del Tirreno a sud di Napoli, famosa per i suoi roseti. Esistono in natura rose che fio riscono due volte l anno, ma qui Virgilio riprende un motivo letterario frequente nelle celebrazioni di terre fertili e risalen te alla descrizione del giardino di Alcinoo nell Odissea (VII, 81-130). 2. dell apio il cocomero: apio è ge neralmente usato per designare piante aromatiche (o sedano o prezzemolo); qui indica probabilmente il sedano, coltivato in terre ricche d acqua. Non sicura, inve ce, l identificazione del cocomero (cucu mis nel testo latino) con il frutto a noi noto; potrebbe trattarsi anche di una zucca o del cetriolo asiatico. 3. il narciso i lidi: il narciso fiorisce in torno all equinozio di autunno; l acanto è pianta ornamentale celebre nell antichità (alle volute sinuose delle sue foglie si ispi ra il capitello corinzio); i mirti «amano i lidi perché la loro crescita è favorita dal clima delle coste. 4. rocca ebalia: Taranto, detta ebalia perché fondata dagli Spartani, così chia mati dal nome del loro mitico re balo. 5. Galeso: il fiume di Taranto. 6. Còrico: città della Cilicia, regione si tuata sulla costa meridionale dell Asia Minore. 131

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea