Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO 135 quando ancora il triste inverno spaccava i sassi con il freddo e arrestava con il ghiaccio il corso delle acque, 7 egli già tosava la chioma del molle giacinto, 8 rimproverando l estate che tardava e gli Zefiri indugianti. Dunque era anche il primo ad avere copiosa prole 140 di api e uno sciame numeroso, e a raccogliere miele schiumante dai favi premuti; aveva tigli e rigogliosi pini, e di quanti frutti, al nuovo fiorire, il fertile albero si fosse rivestito, altrettanti in autunno portava maturi. Egli ancora trapiantò olmi tardivi in filari, 145 e duri peri e prugni che ormai producevano susine, e il platano che già spandeva ombra sui bevitori. Ma impedito a ciò dall avaro spazio, tralascio, e affido questi argomenti ad altri che li celebrino dopo di me. (trad. L. Canali) 7. giacinto: controversa l identificazione di questo fiore; il nostro giacinto non era ancora noto in Europa, per cui potrebbe trattarsi di una particolare specie di giglio. 8. rimproverando indugianti: nota di carattere umoristico: come il contadino, abituato a inveire scaramanticamente contro il tempo, anche il vecchio di Còrico se la prende con il ritardo della bella sta gione, pur consapevole di essere in anti cipo con i frutti del giardino. Analisi del testo Orticoltura e natura idillica La digressione de dicata al vecchio di Còrico funge da anello di con giunzione fra le due sezioni in cui si suddivide la trattazione sulle api: quella più tecnica dei vv. 1-115 e quella più filosofica dei vv. 149-314. Si tratta, nel complesso, di due blocchi importanti all interno della prima metà del libro IV, poiché nella vita associata delle api Virgilio riconosce un paradigma etico entro cui inscrivere i valori dello Stato romano: l impegno comunitario, la fedeltà al capo, l indefessa operosità e la produttività. Nella tradizione letteraria precedente, rappresen tata per esempio da Nicandro di Colofone (poeta greco vissuto nel II secolo a.C., autore di Georgiche), l orticoltura rappresentava un tema secondario ri spetto all agricoltura stricto sensu: gli antichi ritene vano, infatti, che il giardinaggio potesse essere preso in considerazione soltanto nel caso in cui contri buisse all incremento delle risorse domestiche, con la vendita, per esempio, delle verdure coltivate in casa al mercato più vicino. Analoga è la prospettiva con cui Virgilio si accosta alla trattazione di questo 132 tema, che egli, però, associa all apicoltura: è dovere, infatti, dell apicoltore innestare in un giardino piante adeguate alle api. Alla luce di questa concezione antica dell orti coltura, il dispiacere espresso da Virgilio nel dire di non poterne discutere più diffusamente risponde al gioco retorico della preterizione*: l «avaro spazio è il pretesto che offre al poeta l occasione per evocare, anche se solo rapidamente, la bellezza di una natura idillica e variopinta. A tale strategia retorica si unisce l espediente dell autopsia, perché Virgilio dichiara di raccontare un esperienza personale per rendere più credibile la descrizione del giardino di Taranto. Ciò, però, non ci impone di attribuire verità storica all epi sodio raccontato: nel precisare, infatti, che il vecchio di Còrico era riuscito a dar vita a un giardino ferace di frutti grazie all apicoltura, pur avendo un podere piccolo con una terra sterile, Virgilio potrebbe aver tenuto conto di un passo del De re rustica di Varrone (III, 16, 10-11) in cui è riportato l exemplum di due fratelli che si erano arricchiti attraverso il giardinaggio e l apicoltura.

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Età augustea