T5 ITA - Lìcida e Meri

L autore Virgilio come poeta bucolico, Gallo come poeta d ispirazio ne esiodea, come si evince dai vv. 65 («e come una delle Muse lo guidò sui monti dell Aonia ) e 69-70 (« Ecco, ricevi questa siringa a molte canne, / che le Muse diedero un tempo al vecchio di Ascra ), ine quivocabilmente riferiti a Esiodo (VIII-VII secolo a.C.) e alla sua iniziazione sul monte Elicona raccontata nella Teogonia. Ma il rinvio a Esiodo è filtrato attraver so Callimaco. Se, infatti, la prima investitura è esem plata sul prologo degli itia che abbiamo ricordato sopra, la seconda, quella di Gallo, è costruita, invece, sulla falsariga del secondo prologo degli itia, che Callimaco sostituì in una fase più matura al primo: in questo testo il poeta greco sogna di essere traspor tato sull Elicona e di ricevere dalle Muse la rivelazione delle cause delle cose, secondo lo stesso espediente letterario cui aveva già fatto ricorso Esiodo (fr. 2 Pfeif fer): «quando, mentre pasceva gli armenti presso la traccia del veloce cavallo, / al pastore Esiodo venne incontro delle Muse lo sciame (trad. G.B. D Alessio). Pertanto, con l allusione a entrambi i proemi di Callimaco, dedicati alle investiture a opera di Apollo e delle Muse, Virgilio esprime la propria adesione ai ca noni alessandrini, affidando al canto di Sileno il com pito di darne una dichiarazione programmatica: canto all interno del quale l investitura di Gallo rappresenta un omaggio all amico poeta, esponente della stessa corrente letteraria in cui vuole inscriversi Virgilio. Molteplici, quindi, le allusioni letterarie e le figure poetiche che si intrecciano nell ecloga (Esiodo, Calli maco, Virgilio, Gallo, Sileno, rfeo) e che la configu rano come un discorso metaletterario sulla poesia. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE T5 Lìcida e Meri tratto da Bucoliche, ecloga IX italiano Lungo la strada che porta a Mantova, il pastore Lìcida incontra un altro pastore, Meri, il quale gli riferisce che un veterano, beneficiario delle confische, lo ha cacciato dalla sua terra. Lìcida rimane sorpreso, perché sapeva che Menalca (un vicino o forse il padrone della terra lavorata da Meri) aveva preservato il proprio podere in virtù della sua fama di poeta. Meri smentisce la notizia, aggiungendo che Menalca ha persino rischiato la vita. I due pastori, quindi, cantano, per consolarsi, dei brani poetici di Menalca. Lìcida Dove ti dirigi, o Meri, per la via che porta in città? Meri O Lìcida, siamo arrivati a vivere perché uno straniero (non lo avevo mai temuto) divenuto padrone del campicello dicesse: «Questo è mio, andatevene, vecchi coloni! . 5 E vinti, tristi, poiché tutto è in balìa del caso gli rechiamo (ma non gli porti fortuna) questi capretti. Lìcida Pure, se non erro, avevo sentito che di dove i colli cominciano a inclinarsi e il giogo a digradare in dolce clivo fino all acqua e ai vetusti faggi, ormai cime 10 spezzate, Menalca aveva tutto salvato con il canto. 103

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea