Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI 65 70 75 80 85 90 95 Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra,28 con in capo una vecchia papalina,29 che gli faceva cornice intorno alla faccia, al lume scarso d una piccola lucerna.30 Due folte ciocche di capelli, che gli scappavano fuor della papalina, due folti sopraccigli, due folti baffi, un folto pizzo, tutti canuti,31 e sparsi su quella faccia bruna e rugosa, potevano assomigliarsi32 a cespugli coperti di neve, sporgenti da un dirupo,33 al chiaro di luna. Ah! ah! fu il suo saluto, mentre si levava gli occhiali, e li riponeva nel libricciolo. Dirà il signor curato, che son venuto tardi, disse Tonio, inchinandosi, come pure fece, ma più goffamente, Gervaso. Sicuro ch è tardi: tardi in tutte le maniere.34 Lo sapete, che sono ammalato? Oh! mi dispiace. L avrete sentito dire; sono ammalato, e non so quando potrò lasciarmi vedere Ma perché vi siete condotto dietro quel 35 quel figliuolo? Così per compagnia, signor curato. Basta, vediamo. Son venticinque berlinghe nuove,36 di quelle col sant Ambrogio a cavallo, disse Tonio, levandosi un involtino di tasca. Vediamo, replicò don Abbondio: e, preso l involtino, si rimesse37 gli occhiali, l aprì, cavò le berlinghe, le contò, le voltò, le rivoltò, le trovò senza difetto.38 Ora, signor curato, mi darà la collana della mia Tecla.39 giusto, rispose don Abbondio; poi andò a un armadio, si levò una chiave di tasca, e, guardandosi intorno, come per tener lontani gli spettatori, aprì una parte di sportello, riempì l apertura con la persona, mise dentro la testa, per guardare, e un braccio, per prender la collana; la prese, e, chiuso l armadio, la consegnò a Tonio, dicendo: va bene? Ora, disse Tonio, si contenti di mettere un po di nero sul bianco.40 Anche questa! disse don Abbondio: le sanno tutte. Ih! com è divenuto sospettoso il mondo! Non vi fidate di me? Come, signor curato! s io mi fido? Lei mi fa torto. Ma siccome il mio nome è sul suo libraccio, dalla parte del debito dunque, giacché ha già avuto l incomodo41 di scrivere una volta, così dalla vita alla morte 42 Bene bene, interruppe don Abbondio, e brontolando, tirò a sé una cassetta43 del tavolino, levò fuori carta, penna e calamaio, e si mise a scrivere, ripetendo a viva voce le parole, di mano in mano che gli uscivan dalla penna. Frattanto Tonio e, a un suo cenno, Gervaso, si piantaron ritti davanti al tavolino, in maniera d impedire allo scrivente la vista dell uscio; e, come per ozio,44 andavano stropicciando,45 co piedi, il pavimento, per dar segno a quei ch erano fuori, d entrare, e per confondere nello 28. zimarra: veste da camera. 29. papalina: copricapo così chiamato perché simile allo zuccotto del papa. 30. lucerna: lume a olio. 31. canuti: bianchi. 32. assomigliarsi: essere paragonati. 33. dirupo: luogo roccioso. 34. in tutte le maniere: sia per l ora sia per il ritardo nel saldare il debito. 35. quel : don Abbondio si ferma appena 78 in tempo: stava per dire quello sciocco o un offesa del genere. 36. berlinghe nuove: monete d argento appena coniate. 37. si rimesse: si rimise. 38. senza difetto: cioè autentiche, e senza raschiature del prezioso metallo ai bordi della moneta. 39. la collana Tecla: Tonio aveva dato in pegno a don Abbondio la collana della moglie. 40. si contenti bianco: sia così gentile di scrivere sulla carta (ossia sul registro dei prestiti) d aver ricevuto il denaro. 41. l incomodo: il fastidio. 42. dalla vita alla morte : sottinteso il passo è breve . E quindi, meglio cautelarsi e avere tutto in regola 43. una cassetta: un cassetto. 44. come per ozio: tanto per fare qualcosa. 45. stropicciando: strusciando.

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