Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI a TU per TU con il testo Se c è un sentimento difficile da tenere vivo oggi, è la compassione per gli sconosciuti: la capacità di percepirne le pene, e se possibile fare qualcosa per alleviarle (il termine viene dal latino cum + patior, soffrire insieme ). Da un lato siamo bombardati da messaggi che ci invitano a farci gli affari nostri, a diffidare del prossimo, a sospettare dappertutto inganni e complotti; dall altro, lo spettacolo della miseria, ridotto a una visione quasi consueta, non stimola più la nostra indignazione e solidarietà. Anche senza pestilenze, la pietà sta diventando, come scriveva Manzoni quasi due secoli fa, un «sentimento ormai stracco e ammortito ne cuori . Ma per abituarsi alla disperazione basta il cinismo dei monatti? L episodio della madre di Cecilia dimostra di no. Renzo avrebbe altro da fare, è lui stesso in una situazione drammatica, alla ricerca spasmodica della sua Lucia. Ma dinanzi a questa scena tragica si ferma, perché sente sorgere prepotente dentro di sé quel moto dell animo che ci distingue dalle bestie: la compassione, appunto. Edvard Munch, La bambina malata, 1885-1886. Analisi 130 Il trionfo della morte Renzo avanza in un panorama infernale. La morte celebra il suo trionfo fra case sprangate, stracci, sporcizia, cadaveri sparsi. Gli uomini sono ridotti a cose, come suggerisce la similitudine che accosta ai sacchi di un mercato di granaglie (r. 6 ) i corpi ammassati alla rinfusa e senza riguardi sui carri dai monatti; a portare una nota di assurda vivacità in tanta desolazione provvedono proprio le loro divise rosse, i loro pennacchi e fiocchi (r. 10) multicolori, le urla con cui comunicano e rispondono ai richiami. Manzoni stende un velo di pudore sui particolari più ripugnanti del tremendo spettacolo che si para dinanzi al giovane; insiste invece sui suoni, sottolineando con aggettivi negativi il caos uditivo nel quale si alternano il vario frastono (r. 3), il solito orribile tintinnìo (rr. 3-4), una voce lugubre (r. 12), un suono ancor più sinistro (rr. 12-13), una vociaccia (r. 13), mugugni e bestemmie. Inorridito, Renzo allunga il passo e abbassa gli occhi, ma deve fermarsi perché il suo sguardo all improvviso si imbatte in un oggetto singolare di pietà (r. 18). La sosta crea un atmosfera di attesa. Il lettore, incuriosito, attende di scoprire che cosa mai abbia visto il personaggio. Il dolore di una madre Siamo dinanzi alle pagine più strazianti del romanzo, più volte riscritte da Manzoni, al quale l ispirazione venne da un passo del trattato De pestilentia, composto dal cardinal Federigo Borromeo a margine della grande epidemia che si scatenò a Milano nel 1630. Il tono si impenna improvvisamente. L attenzione concentrata con cui Renzo segue la scena, interrompendo il cammino, si traduce in un deciso rallentamento del ritmo narrativo, cadenzato da una sequenza di imperfetti riservati alle azioni della donna che fa il suo ingresso in scena: il suo movimento dall alto verso il basso (Scendeva dalla soglia, r. 20) sembra suggerirne l estraneità al generale abbrutimento, rimarcata dall accenno a una bellezza molle a un tempo e maestosa (r. 23), che la proietta in un aura di distanza. Il narratore abbandona i canoni classici di armonia: la grazia si presenta romanticamente intrecciata al dramma, come già nel ritratto della monaca di Monza (f T7, p. 89). Anche in questa occasione Manzoni ricorre sistematicamente alle avversative, che funzionano da aggiustamenti della prima impressione: la giovinezza della madre dunque era

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