Promessi sposi

T12 LA MADRE DI CECILIA 25 30 35 40 45 50 55 60 una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione,8 e da un languor9 mortale:quella bellezza molle10 a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d averne sparse tante; c era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un anima tutta consapevole e presente a sentirlo.11 Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito12 ne cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov anni, morta; ma tutta ben accomodata, co capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera13 spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza,14 e il capo posava sull omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de volti non n avesse fatto fede,15 l avrebbe detto chiaramente quello de due ch esprimeva ancora un sentimento.16 Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d insolito rispetto, con un esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, no! disse: non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete . Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa,17 e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: promettetemi di non levarle un filo d intorno,18 né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così. Il monatto si mise una mano al petto;19 e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l inaspettata ricompensa, s affaccendò a far un po di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l ultime parole: addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch io pregherò per te e per gli altri . Poi voltatasi di nuovo al monatto, voi, disse, passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola. Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s affacciò alla finestra, tenendo in collo un altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie20 della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia,21 al passar della falce che pareggia tutte l erbe del prato. O Signore! esclamò Renzo: esauditela! tiratela a voi, lei e la sua creaturina: hanno patito abbastanza! hanno patito abbastanza! 8. ma non guasta, da una gran passione: ma non distrutta, da una grande sofferenza. 9. languor: debolezza. 10. molle: morbida, priva di asprezze. 11. presente a sentirlo: capace di provarlo interamente, non perduta nello stordimento. 12. stracco e ammortito: stanco e assopito. 13. a guisa di cera: come se fosse di cera. 14. gravezza: pesantezza. 15. n avesse fatto fede: l avesse dimostrato. 16. quello sentimento: l avrebbe chiarito l atteggiamento della donna verso la bimba. 17. una borsa: un sacchetto di monete. 18. non levarle un filo d intorno: lasciarla così com è. 19. una mano al petto: una mano sul cuore, in segno di promessa. 20. esequie: funerali. 21. ancora in boccia: ancora nel bocciolo. Manzoni riprende il paragone da un passo dell Eneide di Virgilio. 129

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