Classe di letteratura - volume 3B

200 205 210 215 220 un poco di cotone idrofilo bagnato e glielo mise su la lingua. Il morente lo strinse; come per succhiarlo. Poi il respiro doventò più grave e più rado, le mani gli si gonfiarono; si scosse, lamentandosi. Mentre le donne piangevano, guardandosi l una con l altra, entrò Giulia; ma, fermatasi su la soglia e capito che non c era più tempo, escì come il vento. Remigio, andato dagli assalariati, che non conosceva né meno, a dire che smet tessero di caricare un carro di letame, perché non facessero chiasso, tornò in punta di piedi. Ilda lo guardò fisso, con le lagrime che le scappavano dalle palpebre bionde come l oro. Allora, chinata la faccia, si avviò verso la camera; ma Giulia, che non se lo aspettava, attraversò accanto: non era più vestita da casa; e dal cap pello le dondolavano un mazzetto di rosine tutte volte in giù. Remigio, presala per un braccio, la fece camminare all indietro fino alle scale; e ve la spinse. Poi, tremando tutto, ma dominandosi, con le mani entro le tasche della giub ba, andò nella camera. Un cero, cadendo, s era rotto. E siccome non poteva più stare infilato nel ferro del candeliere di legno, lo legò con uno spago alla spalliera del letto. Il cadavere era doventato, come improvvisamente, d un giallo spaventevole; e gli sparsero sopra, dopo avergli messo un vestito, che Giacomo non aveva mai voluto rinnovare,39 pochi fiori di campo, portati da Dinda, la moglie di Picciòlo. 39 rinnovare: in toscano mettere per la prima volta . DENTRO IL TESTO Una situazione conflittuale I contenuti tematici Remigio torna a casa, al capezzale del padre malato, ma il rapporto tra i due appare subito segnato da indifferenza reciproca (per quell indifferenza che, a rivederlo, gli era tornata, rr. 33-34; come se avesse voluto fargli capire che non gliene importava nulla, r. 36). Anche i contatti tra Remigio e gli altri personaggi, peraltro, sono caratterizzati da una sostanziale ostilità: la matrigna Luigia non lo saluta; l amante del padre, Giulia, lo odia e lo evita accuratamente. Così Remigio presagisce molto presto i contrasti violenti e insoliti (rr. 79-80) che dovrà fronteggiare una volta morto il padre. L inettitudine e le paure di Remigio In tale contesto emerge chiaramente l inettitudine del giovane, che si vergogna di non saper far niente (r. 91); nel seguito della vicenda, Remigio si rivelerà una persona incapace di decidere, di esprimersi, di reagire. Egli, inoltre, si tormenta interrogandosi sul significato della freddezza del padre nei suoi confronti (Perché il padre, prima di morire, non voleva riconciliarsi?, r. 109), ma ne teme anche le ultime parole, che, se negative verso di lui, potrebbero scolpirsi indelebilmente nella sua memoria come una sorta di indesiderato testamento spirituale . Così «il tentativo estremo di Remigio di sottrarsi all autorità del padre, dopo la fuga da casa, è scongiurare ora la sua ultima parola, quella decisiva che lo lega anche dopo la morte. Remigio sa (Tozzi sa) che la parola del padre (del Padre) è quella che dà e toglie la vita, verità rivelata che può far male (Marchi). I motivi autobiografici e il contrasto con la figura paterna Il podere è ispirato alle vicende vissute dall autore dopo la morte del padre, tanto che un autorevole critico come Giacomo Debenedetti ha letto il romanzo in chiave psicanalitica, come testimonianza dei conflitti irrisolti tra l autore e la figura paterna. Chiamato a gestire il patrimonio di famiglia, Remigio compie ogni azione possibile anche ai limiti della legge e rivolgendosi a individui di dubbia moralità per disfarsi della roba del padre: «La roba , scrive Debenedetti, «è il simbolo della potenza paterna. Remigio deve distrugger- IL GENERE / LA NARRATIVA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO / 365

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi