Classe di letteratura - volume 3B

DENTRO IL TESTO La riflessione che parte dall esperienza I contenuti tematici Come capita sempre in Ungaretti, il motivo autobiografico costituisce la molla per una riflessione più ampia e problematica sull identità e sui sentimenti umani. In questo caso, lo spunto iniziale non si risolve nella pura concentrazione di immagini e illuminazioni, ma conserva un carattere narrativo, senza tuttavia perdere in complessità e respiro meditativo. Lo sradicamento e la poesia L occasione è fornita dal suicidio di un amico di vecchia data: già frequentato dal poeta negli anni dell adolescenza vissuti in Egitto, Moammed Sceab viveva a Parigi nello stesso albergo di Ungaretti, con cui condivideva interessi e passioni. Ma il legame più intimo e segreto tra i due giovani era fornito da un comune disagio esistenziale, dalla stessa difficoltà a definire la propria vita e a trovare una casa, una patria, una cultura, insomma un identità. Nomadi entrambi, apolidi, sradicati: per Moammed tale condizione non era più sopportabile; il sentimento della diversità e dell impossibilità di integrarsi con gli altri lo ha portato infatti alla decisione estrema del suicidio. Ungaretti, invece, ha trovato nella poesia una chiave per attraversare il malessere e vincerlo; è riuscito a non impantanarsi nella palude dell insensatezza e dell annullamento, diversamente dall amico, che aveva scelto di non essere più Moammed senza poter essere però sino in fondo Marcel (vv. 8-17); l autore ha quindi potuto mitigare l asprezza e il tormento della vita percorrendo la via salvifica dell arte, mentre il compagno non sapeva / sciogliere / il canto / del suo abbandono (vv. 18-21). Un alter ego in grado di salvarsi In altri termini, il poeta riconosce il tormento di Moammed, si sente un suo alter ego, afflitto dalla stessa inquietudine e dalla comune incapacità di trovare un punto di approdo, un porto a cui attraccare per chiudere un estenuante vagabondaggio. Tuttavia la poesia gli ha impedito di andare alla deriva, migliorando la sua condizione originaria e facendo nascere in lui il desiderio di lasciare una testimonianza di sé: gli ha insomma salvato la vita e permesso di conservare il ricordo del morto, altrimenti destinato all oblio (io solo / so ancora / che visse, vv. 35-37). Un colloquio quasi prosastico Le scelte stilistiche Abbiamo rilevato il carattere narrativo di questa lirica, la quale non a caso si apre con un verbo (Si chiamava / Moammed Sceab) che indica il tempo e il nome del soggetto a cui è dedicata, e prosegue con la sua descrizione scavando nella sua remota identità e nelle sue origini fino a illustrarne il presente, l amore per la Francia, la scelta di cambiare nome (sono significativi i perentori passati remoti Amò, v. 8; mutò, v. 9; Fu, v. 10). Dal racconto del passato del giovane, si passa a un resoconto quasi cronachistico: la terzultima e penultima strofa descrivono il funerale e il cimitero che accoglie i resti dell amico in un atmosfera e con toni che ricordano la mestizia dei poeti crepuscolari. Tuttavia, la patina descrittiva della poesia è fortemente insidiata dal ritmo franto dei versi: i «versicoli ungarettiani, come sempre senza punteggiatura, danno risalto alla singola parola concentrandosi in misure brevissime (c è solo un endecasillabo ipermetro, al v. 26). Alcuni versi sono costituiti da un unica parola: particolarmente pregnanti sono suicida (v. 5), Riposa (v. 28), sempre (v. 31), termini sintomatici di un perentorio e ormai irredimibile esito, la cui negatività è ribadita inoltre dalla frequenza dell avverbio non (non aveva, v. 6; non era, v. 11; non sapeva, v. 18). Pierre-Auguste Renoir, La colazione dei canottieri, 1880-1881. Washington, Phillips Collection. 132 / DALLA PRIMA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

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Dalla Prima guerra mondiale a oggi