La democrazia si presentava ai cittadini sotto queste spoglie dimesse, grige, disadorne;
35 ad Amerigo a tratti ciò pareva sublime, nell’Italia da sempre ossequiente
a ciò che è pompa, fasto, esteriorità, ornamento; gli pareva finalmente la lezione
d’una morale onesta e austera; e una perpetua silenziosa rivincita sui fascisti, su
coloro che la democrazia avevano creduto di poter disprezzare proprio per questo
suo squallore esteriore, per questa sua umile contabilità, ed erano caduti in polvere
40 con tutte le loro frange e i loro fiocchi, mentre essa, col suo scarno cerimoniale
di pezzi di carta ripiegati come telegrammi, di matite affidate a dita callose o malferme,
continuava la sua strada.
Ecco, lì, attorno a lui, gli altri membri del seggio, persone qualsiasi, per lo più
(pareva) reclutate su proposta dell’Azione Cattolica ma qualcuno anche (oltre lui
45 Amerigo) dei partiti comunista e socialista (ancora non li aveva individuati), impegnarsi
in un servizio comune, un servizio razionale, laico. Eccoli alle prese coi
piccoli problemi pratici: come mettere a verbale i «Votanti iscritti in altre sezioni»;
come rifare il conto degli iscritti in base all’elenco arrivato all’ultimo momento
dei «Votanti deceduti». Ora eccoli che sciolgono con dei fiammiferi la ceralacca
50 per sigillare l’urna e poi non sanno come tagliare lo spago che avanza e decidono
di bruciarlo coi fiammiferi...
In questi gesti, in questo immedesimarsi nelle loro provvisorie funzioni, Amerigo
era pronto a riconoscere il vero senso della democrazia, e pensava al paradosso
d’essere lì insieme, i credenti nell’ordine divino, nell’autorità che non proviene
55 da questa terra, e i compagni suoi, ben coscienti dell’inganno borghese di tutta la
baracca: insomma, due razze di gente che alle regole della democrazia avrebbero
dovuto dargli poco affidamento, eppure sicuri gli uni e gli altri d’esserne i più gelosi
tutori, d’incarnarne la sostanza stessa.
Due degli scrutatori erano donne: una col golfino arancione, un viso rosso di
60 lentiggini, sui trent’anni pareva, operaia, o impiegata; l’altra sui cinquanta con una
blusa bianca, un medaglione con un ritratto sul petto, forse una vedova, l’aria di
maestra elementare. Chi l’avrebbe detto – pensava Amerigo, ormai deciso a veder
tutto nella luce migliore – che da così pochi anni le donne avevano i diritti civili?
Sembrava non avessero mai fatto altro, di madre in figlia, che preparare le elezioni.
65 Per di più sono quelle che hanno più buon senso, nelle piccole questioni pratiche,
e soccorrono gli uomini, impacciati.
Seguendo questo filo di pensieri, già Amerigo arrivava a sentirsi soddisfatto,
come se tutto ormai andasse per il meglio (indipendentemente dalle oscure prospettive
delle elezioni, indipendentemente dal fatto che le urne si trovavano dentro
70 un ospizio, dove non avevano potuto né tenersi comizi, né manifesti essere
affissi, né vendersi giornali), quasi che la vittoria fosse già questa, nella vecchia
lotta tra Stato e Chiesa, la rivincita d’una religione laica di dovere civile, contro...
Contro cosa? Amerigo tornava a guardarsi intorno, come cercando la presenza
tangibile d’una forza contraria, d’un’antitesi, ma non trovava più appigli, non riusciva
75 più a contrapporre le cose della sezione all’ambiente che le conteneva: nel
quarto d’ora da quando lui era lì, cose e luoghi erano divenuti omogenei, accomunati
in un unico anonimo grigiore amministrativo, uguale per le prefetture e le
questure come per le grandi opere pie. E come chi, tuffandosi nell’acqua fredda,
s’è sforzato di convincersi che il piacere di tuffarsi sta tutto in quell’impressione
80 di gelo, e poi nuotando ritrova dentro di sé il calore e insieme il senso di quanto
fredda e ostile è l’acqua, così Amerigo dopo tutte le operazioni mentali per trasformare
dentro di sé lo squallore della sezione elettorale in un valore prezioso,
era tornato a riconoscere che la prima impressione – di estraneità e freddezza di
quell’ambiente – era la giusta.