L’onestà letteraria è prima un non sforzare mai l’ispirazione, poi non tentare, per
meschini motivi di ambizione o di successo, di farla parere più vasta e trascendente
di quanto per avventura16 essa sia: è reazione, durante il lavoro, alla pigrizia intellettuale
che impedisce allo scandaglio di toccare il fondo;17 reazione alla dolcezza di
40 lasciarsi prender la mano dal ritmo, dalla rima, da quello che volgarmente si chiama
la vena. Benché esser originali e ritrovar se stessi sieno18 termini equivalenti, chi non
riconosce in pratica che il primo è l’effetto e il secondo la causa; e parte non dal bisogno
di riconoscersi ma da uno sfrenato desiderio dell’originalità, per cui non sa rassegnarsi,
quando occorre, a dire anche quello che gli altri hanno detto; non ritroverà
45 mai la sua vera natura, non dirà mai alcunché di inaspettato. Bisogna – non mi si
prenda alla lettera – essere originali nostro malgrado. Ed infatti, quali artisti lo sono
meno che quelli in cui è visibile lo sforzo per diventarlo? Essi non riescono il più delle
volte ad essere nemmeno personali: e vanno tanto più famosi per la spudoratezza
dei furti e la vastità dei saccheggi:19 in quanto che nello stesso tempo che compiono
50 una rapina la condannano, e si affermano20 miliardari che vivono del proprio. Anche
mi apparisce dannosa la paura di ripeter se stessi: quando un sentimento è innato ed
è innato il bisogno dell’espressione, è naturale che fino che l’uomo non può uscire
dal proprio io, quel sentimento e quell’espressione si ripetano, con l’ossessione di
chi sente qualcosa che la parola e il suono e tutte le arti e tutti i mezzi esteriori non
55 possono mai rendere alla perfezione: quindi l’inappagamento dopo ogni opera e la
speranza di dir meglio la prossima volta. Sono pieni di ripetizioni il Canzoniere del
Petrarca e quello del Leopardi e la parte più sublime della Commedia “Il Paradiso”;
perché questi poeti cercavano di sfogare una loro grande passione e non di sbalordire
come dei giocolieri, che guai se ripetono due volte lo stesso numero. E se l’ispirazione
60 è sincera, e subisce quindi l’influenza del particolar momento in cui nasce, c’è
sempre, per quante volte si ripeta, qualcosa che la contraddistingue; una inaspettata
freschezza o una più grande stanchezza, uno scorcio di spettatore o di paesaggio, una
diversa stagione od ora del giorno; qualcosa che dà al verso il suo colore unico e che
solo l’occhio del profano può confondere con l’impressione antecedente. Né questa
65 onestà è possibile che in chi21 ha la religione dell’arte, e l’ama per se stessa e non per
la speranza della gloria, ma il paradiso del successo o il purgatorio dell’insuccesso, se
non lo lasciano del tutto indifferente, non menomano il suo amore e non lo fanno,
per avidità di battimani, volgere né a destra né a sinistra. […]
A questa maggiore onestà nel metodo di lavoro, deve necessariamente corrispondere
70 un più austero programma di vita. Il poeta deve tendere ad un tipo morale il
più remoto possibile da quello del letterato di professione, ed avvicinarsi invece a
quello dei ricercatori di verità esteriori o interiori, le quali, salvo forse la più alta
forma di intellettualità che occorre per investigare le seconde, sono tutt’una cosa.
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