Il retaggio delle epoche troppo / vissute (vv. 19-20) non alimenta in lui appagamento e senso di inclusione: i conflitti della Storia, le ambizioni umane, le lotte tra i popoli, gli scontri tra le culture si sono come sedimentati e depositati in lui, provocandogli un sentimento di disadattamento e trasmettendogli esclusivamente un bagaglio di insoddisfazione.
Che fare dunque? E, soprattutto, che cosa desiderare? La penultima strofa fa balenare una soluzione, per quanto utopistica: liberarsi del passato e del presente, per tornare indietro verso le origini della civiltà, agli albori del cammino umano, là dove la Storia non è ancora cominciata, alla ricerca di un minuto di vita / iniziale (vv. 22-23). La salvezza, insomma, è possibile solo nel recupero di una verginità non corrotta dall’esperienza e dal fardello dei ricordi, individuali e collettivi: il paese / innocente (vv. 24-25) appare così come un luogo mitico, dove la vita può riconquistare la propria purezza.