Classe di letteratura - volume 2

200 205 210 215 220 225 230 235 240 245 non mi si offrì nessun altro bersaglio, cosicché raccolsi il capretto, lo portai a casa e quella sera stessa lo scuoiai e lo squartai come meglio potevo; poi, dentro una pentola che usavo in questi casi, feci lessare un po di quella carne, ne ricavai un ottimo brodo, e dopo aver cominciato a mangiare ne diedi un poco al mio servo, che mostrò di gradire moltissimo quel cibo. La cosa che a lui parve più strana fu il fatto di vedermi condire la carne col sale: mi fece segno che il sale era cattivo, e mettendosene un poco in bocca mostrò il suo disgusto sputando e sciacquandosi la bocca con un sorso d acqua dolce. Allora a mia volta misi in bocca un pezzetto di carne senza sale e ostentai la stessa ripugnanza che lui aveva dimostrato per la ragione opposta; ma fu tutto inutile: Venerdì continuò a rifiutarsi di mettere il sale nella carne o nel brodo, almeno per molto tempo, e anche dopo ne mise pochissimo. Avendolo dunque sfamato con carne lessa e brodo, decisi per il giorno dopo di preparargli un lauto pasto a base di capretto arrosto. Arrostii la carne esponendola al calore della fiamma appesa a una corda, come avevo visto fare tante volte in Inghilterra, piantando cioè due bastoni ai lati del fuoco e posandovi sopra un terzo bastone orizzontale, legando la corda a quest ultimo e rigirando in continuazione il pezzo di capretto. Venerdì osservò con ammirato stupore quel sistema di cottura, e quando poi assaggiò l arrosto trovò tanti modi per dirmi quanto gli piacesse, che sarebbe stato impossibile non capirlo. Alla fine dichiarò che non avrebbe mangiato mai più carne umana, e questa sua asserzione mi giunse oltremodo gradita. Il giorno dopo gli assegnai un lavoro: lo misi a battere il grano e a setacciarlo alla maniera che usavo io, e che ho già descritto a suo tempo; subito imparò a farlo bene quanto me, soprattutto quando ebbe compreso a che cosa servivano quei chicchi, e cioè a fabbricare il pane. Dopo, infatti, gli mostrai come si faceva a preparare il pane e a cuocerlo, e in breve tempo Venerdì fu in grado di svolgere tutto il lavoro in mia vece, e con la stessa perizia. A questo punto cominciai a riflettere che, avendo due bocche da sfamare anziché una, dovevo trovare un altro terreno per estendere le mie colture e seminare un maggior quantitativo di grano che in passato. Perciò scelsi un appezzamento di terra più vasto e cominciai a recintarlo come avevo fatto le altre volte, mentre Venerdì mi aiutava alacremente, di buona lena e per giunta di ottimo umore. Gli spiegai lo scopo di quel lavoro: gli dissi, cioè, che si trattava di avere più grano per cuocere più pane, perché adesso c era anche lui con me e occorreva averne abbastanza per tutti e due. Venerdì parve molto impressionato da questo discorso e mi fece capire che per causa sua io adesso dovevo faticare più di quando vivevo da solo; e che a maggior motivo avrebbe lavorato anche lui con tutte le sue forze, a patto che io gli dicessi che cosa doveva fare. Fu, questo, l anno più bello fra quanti ne trascorsi sull isola. Venerdì cominciò a parlare abbastanza bene e capiva i nomi di quasi tutte le cose che avevo motivo di nominare, e di ogni luogo ove avevo occasione di mandarlo, e mi parlava moltissimo. Così, per farla breve, a mia volta ritrovai l uso della lingua, mentre prima avevo avuto rare occasioni di farlo. Ma, oltre al piacere di parlargli, io traevo soddisfazione dall uomo in se stesso. La sua natura schietta e profondamente onesta mi si rivelava ogni giorno di più, ed io incominciavo ad affezionarmi sinceramente a questa creatura. Quanto a lui, credo che mi volesse bene più di quanto ne avesse voluto a qualcuno in tutta la sua vita. IL GENERE / IL ROMANZO EUROPEO DEL SETTECENTO / 269

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento