Novecento

NOVECENTO Il gruppo Novecento si forma a Milano nel 1922 per impulso di Margherita Sarfatti, critica d arte legata a Mussolini. Il suo obiettivo è di promuovere un generico ritorno all ordine, in chiave moderna. Ne è un esempio l opera di Pietro Marussig, Due donne al caffè (1924, Museo del Novecento, Milano). Qui l artista ritrae due donne borghesi alla moda ma le dipinge con la stessa attenzione al volume e ai dettagli di una tavola del Quattrocento. Anche Mario Sironi (1885-1961), proveniente dal Futurismo, aderisce al gruppo Novecento con opere che mostrano una grande forza plastica e semplificazione formale. Il dipinto Solitudine (1926, Galleria Nazionale d Arte Moderna, Roma) mostra l interesse del pittore, per l arte italiana del Trecento e Quattrocento. Nel 1933 Sironi sottoscrive il Manifesto della pittura murale in cui formula i principi dell arte fascista, che deve essere sociale, collettiva ed educativa. In questi anni, infatti, il regime finanzia opere pubbliche e chiama artisti per la propaganda fascista. GLI ANTINOVECENTISTI Altri artisti italiani, invece, in polemica col gruppo Novecento e il suo classicismo, si aprono a un nuovo confronto con l arte europea. Fra questi a Roma vi sono i pittori della Scuola di via Cavour, artisti che cercano i loro riferimenti lontano dalla classicità del regime, in maestri del passato come Tintoretto o nella pittura barocca spagnola. Riferimenti evidenti nel dipinto di Scipione (nome d arte di Gino Bonichi) del Cardinal decano, avvolto in un atmosfera infuocata e visionaria. Si oppone all arte ufficiale, con un carattere più politico, anche il gruppo Corrente, che assume Scipione, Cardinal decano, 1929-30, Galleria Nazionale d Arte Moderna, Roma a punto di riferimento Picasso, come mostra il quadro Crocifissione di Renato Guttuso (1941, Galleria Nazionale d Arte Moderna, Roma). ASTRATTISTI Negli anni Trenta in Italia ci sono anche artisti che, in opposizione al ritorno all ordine, recuperano l arte dei padri dell astrattismo: Kandinskij e Mondrian. Si tratta del pittore Osvaldo Licini, attratto da un astrazione lirica, e dello scultore Fausto Melotti che sceglie invece un astrattismo in chiave geometrica. Osvaldo Licini, Ritmo (Fili astratti su fondo bianco), 1931, Collezione privata Fausto Melotti, Scultura n. 15, 1935 Galleria Civica d Arte Moderna e Contemporanea, Torino

Storia dell'arte - I saperi fondamentali - volume 3
Storia dell'arte - I saperi fondamentali - volume 3
Dal Neoclassicismo a oggi