T11 - Giulia Ciarpica, La sessualità come tabù nell’Italia

Verso la prima prova d esame La sessualità come tabù nell Italia letteraria del Novecento T 11 AMBITO SOCIALE Giulia Ciarpica L articolo, scritto dalla blogger culturale Giulia Ciarpica e pubblicato sia nella versione cartacea, sia in quella online del giornale Il foglio il 15 dicembre 2018, prende spunto dall uscita di un saggio sull omosessualità in letteratura di Francesco Gnerre, L eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano. Questo l abstract del pezzo: «Raramente la letteratura ha osato rappresentare in maniera aperta gli amori omosessuali, e chi l ha fatto ha dovuto prima o dopo fare i conti non solo con la censura, ma anche con l autocensura . 5 10 15 20 25 30 35 318 Partiamo da un presupposto non trascurabile, e cioè che una delle caratteristiche del Novecento è stata quella di avere ampliato i discorsi sulla sessualità e quindi anche sul tema dell omosessualità. Com è chiaro, anche in Italia è stato ed è possibile un percorso di questo tipo, nonostante le evidenti difficoltà; ma la domanda più interessante la pone il saggista Francesco Gnerre all interno del suo lavoro L eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano (Rogas Edizioni) e riguarda, come si evince dal titolo, il mondo culturale nostrano del secolo scorso: a livello letterario, ci furono dei «momenti di destrutturazione dei modelli dominanti e una visione più problematica, se non liberatoria, dell omosessualità ? Oppure l ostentato silenzio previsto soprattutto durante il regime fascista ha messo a tacere qualsiasi slancio liberatorio nei confronti di una sessualità considerata diversa ? Di sicuro sappiamo che la critica letteraria, all epoca, ignorava l argomento in via del tutto consapevole. Le opere letterarie di dubbio gusto furono soggette a una violenta censura, sebbene in epoca fascista numerosi autori omosessuali fossero riusciti a scrivere e a pubblicare (per un pubblico in verità piuttosto limitato) opere da cui emergeva un esperienza di vita omosessuale: mi riferisco, ad esempio, a Sandro Penna e a Umberto Saba sui quali ci soffermeremo meglio in seguito ma bisogna pur dire che nell immediato Dopoguerra spuntarono personaggi omosessuali anche nei romanzi di Alberto Moravia (Agostino, del 1944), di Vasco Pratolini (Il quartiere, del 1945) e di Elsa Morante (L isola di Arturo, del 1957). Tuttavia, raramente la letteratura ha osato rappresentare in maniera aperta gli amori omosessuali, e chi l ha fatto, come vedremo ora, ha dovuto prima o dopo fare i conti non solo con la censura e un silenzio indifferente, ma anche con l autocensura. Spesso, infatti, accade che quando l amore omosessuale si trasforma in amore possibile, l autore faccia un passo indietro, rimuovendo paradossalmente quello che è stato un processo di liberazione della sessualità. Il passo indietro potrebbe essere rappresentato, ad esempio, dalla decisione di pubblicare l opera a data da destinarsi, come accade a Umberto Saba con uno dei suoi romanzi oggi più celebri, Ernesto, che è stato scritto nel 1953 ma ha visto la luce soltanto nel 1975, chiuso in un cassetto lontano da occhi indiscreti per ben ventidue anni. Si tratta del romanzo più esplicito dello scrittore triestino, nel quale ogni reticenza sull omosessualità viene meno: una delle più grandi paure di Saba era che lettori e critica potessero identificare l omosessualità di Ernesto con l omosessualità di Saba stesso, proprio come intuì nel 1979 Moravia che sull Espresso scrisse: «Saba si era liberato di un tabù e dunque

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