Palestra di scrittura

Tipologia A PROSA 25 30 35 40 45 50 55 60 65 Dove il vocabol suo diventa vano, Arriva io, forato nella gola Fuggendo a piede e sanguinando il piano. Quivi perdei la pista, e la parola Nel nome di Maria finii; e quivi Caddi, e rimase la mia carne sola. Un sentimento improvviso di oscura e contorta pietà gli strinse la gola. Era la pietà verso se stesso che l aveva commosso la prima volta quando aveva pensato di essere stato ucciso e sepolto nel piazzale; e gli affiorava alla coscienza come un richiamo ad un dovere greve e triste ma inevitabile. Continuò a leggere con voce meno ferma, ma profonda e commossa. Il senso del gioco persisteva come un desiderio di impuntarsi e disubbidire; ma ora si mescolava singolarmente con quel sentimento acre e stupefatto di pietà. Lesse ancora alcune strofe e poi si domandò se doveva continuare a leggere, ben sapendo che porsi questa domanda voleva dire sospendere la lettura. E, infatti, al verso: Indi la valle come il di fu spento... si fermò. Ci fu un momento di silenzio: «Ebbene? domandò il professore. Nell aula si era fatto il mutismo proprio all attesa di qualche fatto insolito. Tutti guardavano lui e il professore. Ma Luca non vedeva e non sentiva più nulla. Pensava di essere Buonconte, steso morto alla confluenza dei due fiumi. Gli pareva di vedere le nubi, gravide di pioggia, sospinte dai soffi di un vento gelato, scender giù in tacite, grigie folate, verso il luogo dove giaceva, dalla cima invisibile della montagna, e avvolgere il suo corpo nel silenzio e nella nebbia. Poi cominciava a piovere. Sopra di lui e intorno a lui; e la pioggia crivellava la terra fradicia, si stendeva, ribollendo e turbinando, in un lago d acqua torbida e riottosa, il quale, a sua volta, si ricongiungeva al fiotto del fiume in piena, si gonfiava, sollevava il suo corpo semisommerso, lo smuoveva. E, continuando a piovere fitto, egli scivolava giù, di acqua in acqua, supino, le braccia in croce. Provò all improvviso un senso acuto di dolore; e udendo pronunciare il proprio nome, levò gli occhi: allora due lagrime gli scivolarono lungo le guance. Il professore lo guardava con dispettoso stupore: «Ma si può sapere che cosa le sta accadendo? Vuol leggere o non vuoi leggere? . Cosi era chiaro, pensò Luca, egli doveva essere scolaro fino alla fine; anche se desiderava morire. Aspettò un momento, poi domandò: «Debbo continuare? . Un intenso chiacchiericcio di commento percorse l aula rabbuiata. Il professore fece un cenno di silenzio, quindi volgendosi a Luca disse: «Ma dove crede di essere lei? Si capisce che deve continuare... . La commozione persisteva, le lagrime si erano fermate a metà delle guance e amaramente lo solleticavano. Leggerò fino alla fine l episodio di Buonconte, pensò Luca, perché è il mio episodio... poi mi fermerò . Radunò le forze e con voce resa più forte e più chiara dall intima certezza di descrivere non la morte del personaggio dantesco bensi la propria, riprese a leggere. Gli parve che il professore adesso, più che ascoltarlo, lo guardasse con curiosità. Anche i compagni, ormai, sembravano aspettarsi da lui qualche nuova stranezza. Lesse senza intoppi ancora due strofe; e quindi, come aveva preveduto, al verso «Poi di sua preda mi coperse e cinse , si fermò di nuovo. Questa volta tutta la scolaresca scoppiò in un brusio di voci quasi esultanti pur nello sgomento. Il professore non cercò di calmare questo tumulto; ma volgendosi 247

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