Il verbo volo corrisponde all’italiano “volere” e, come in italiano, anche in latino è un verbo servile. Il suo paradigma è: volo, vis, volui, velle.
Esempio
Sorori meae cenam hodie dare volo (Plau.)
Oggi voglio dare una cena per mia sorella
Per fare la forma negativa si usa un suo composto, cioè nolo, che è originato dalla fusione di volo con il prefisso negativo ne-. Il paradigma è: nolo, non vis, nolui, nolle.
Alla forma negativa, la frase di Plauto precedentemente usata come esempio diventa:
Esempio
Sorori meae cenam hodie dare nolo
Oggi non voglio dare una cena per mia sorella
Il verbo volo ha anche un altro composto: malo, che deriva dalla fusione di volo con l’avverbio magis (“di più”) e che significa “preferire”. Il paradigma è: malo, mavis, malui, malle.
Nella frase di esempio possiamo sostituire a volo il suo composto malo e avremo:
Esempio
Sorori meae cenam hodie dare malo
Oggi preferisco dare una cena per mia sorella
Volo, nolo e malo sono verba voluntatis (“verbi di volontà”), come anche cupio e studeo che hai già incontrato, e sono costruiti, in modo simile all’italiano, con l’infinito semplice quando il soggetto dei due verbi (quello di volontà e l’infinito) è lo stesso, oppure con l’accusativo e infinito (infinitiva) quando il soggetto dei due verbi è diverso.
Modificando la stessa frase dell’esempio precedente, avremo:
Esempio
Pater vult filium sorori hodie cenam dare
Il padre vuole che oggi il figlio dia una cena per la sorella
Quando il soggetto del verbo di volontà e dell’infinito è diverso, questi verbi ammettono anche la costruzione con il congiuntivo semplice, con la stessa funzione dell’infinitiva.
Esempio
Pater vult filius sorori hodie cenam det (3a p.s. cong. pres. verbo do, dare)