Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento La città grigia Un tono confidenziale Semplicità e artifici Ora è possibile intravedere una via d uscita dall inganno consueto del mondo: uno sbaglio di Natura, / il punto morto del mondo, l anello che non tiene, / il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità (vv. 26-29). Montale non pretende di afferrare la verità, ma una verità qualsiasi, purché verità: anche quella di una misteriosa presenza, trascendente e divina, nascosta magari nella semplice quotidianità. Anche questa possibilità è però un illusione provvisoria, ben presto destinata a svanire nella banalità di sempre, che cancella l attesa di un epifania (cioè una sorta di rivelazione). La parentesi si chiude e la grigia realtà torna in primo piano, nel brusco passaggio dall estate campestre alle città rumorose (v. 38) dove l azzurro del cielo fa capolino solo a tratti, fra i cornicioni delle case, e il sole lascia il campo alla pioggia e al soffocante tedio dell inverno (v. 41). Privata della luce e della calma necessaria alla riflessione, l anima diventa amara (v. 42). Ma resta ancora uno spiraglio di felicità: un illusione fugace nuovamente affidata alla visione dei limoni, che occhieggiano da un malchiuso portone (v. 43) e alludono a un «miracolo ancora possibile. Le scelte stilistiche Sin dall inizio Montale adotta il tono confidenziale che percorre l intero componimento: l appello a un tu indeterminato, tramite l imperativo Ascoltami (v. 1), è ripreso dal Vedi che introduce la terza strofa (v. 22), secondo un modulo ricalcato quasi alla lettera sulla Pioggia nel pineto ( T8, p. 441) di d Annunzio. Il poeta rinuncia alle pose impostate care ai maestri della generazione precedente; ricorre alla prima persona soltanto in un occasione, per dichiarare la sua inclinazione verso i contesti umili, rimarcata dalla spiccata colloquialità dell enunciazione: Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi / fossi (vv. 4-5). A partire dalla seconda strofa si passa decisamente al collettivo noi (noi poveri, ci metta, ci riporta, ci si mostrano, ci scrosciano), alternato a forme impersonali (si ascolta, ci si aspetta, si vede ecc.): non si tratta più di far cadere dall alto la parola illuminante di un vate, ma di coinvolgere un lettore-fratello perché acquisisca consapevolezza di una realtà che riguarda tutti. La scelta di concentrarsi su elementi di una quotidianità comune è accentuata dalla semplicità della sintassi: le proposizioni sono costruite in maniera lineare; mancano subordinate complesse. L ordine delle parole, a parte qualche anastrofe*, è regolare e il lessico conosce rare impennate (bossi ligustri o acanti, divertite, s affolta). Beninteso, l intento di «torcere il collo a modalità letterarie sentite come troppo rigide, rivendicato nell Intervista immaginaria ( T1, p. 928) del 1946, non è dovuto a trascuratezza o a una mancata padronanza dei mezzi tecnici. Tutt altro: Montale raggiunge l obiettivo di un testo semplice e piano con raffinata abilità, facilmente riconoscibile se si guarda all aspetto retorico, accuratamente studiato, in cui spiccano allitterazioni* e paronomasie* (avara amara l anima, v. 42), e la sinestesia* che chiude il componimento, le trombe d oro della solarità (v. 49). Verso le COMPETENZE COMPRENDERE 1 Sintetizza in due o tre righe il contenuto informativo di ciascuna strofa. ANALIZZARE 4 Perché, secondo te, l odore dei limoni non sa staccarsi da terra (v. 16)? 2 Assegna un titolo a ogni strofa del componimento. 5 3 Spiega l immagine finale delle trombe d oro della solarità. Rileggi i vv. 18-21: quale immagine della vita umana emerge? E qual è, in tale contesto, la funzione dei limoni? 952

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi