Le forme

Il primo Novecento in sintesi care il superamento del modello dannunziano, con la sua idea di fusione nella natura, e si traduce nell approdo a un identità definita di uomo e di poeta, sebbene ne resti vivo il richiamo: è verso il mare in tempesta che si incammina Arsenio, protagonista di uno dei componimenti, prima di essere ripreso dall alienante realtà di tutti i giorni, che lo condanna a muoversi per le vie affollate da una «ghiacciata moltitudine di morti : le rare apparizioni della realtà urbana, negli Ossi di seppia, assumono quasi sempre tratti infernali. Le forme Il mantenersi di Montale all interno della tradizione poetica italiana, dopo le esperienze di rottura dei Futuristi e dei Vociani, si manifesta più nelle misure dei versi che nelle forme delle strofe, fra cui privilegia la quartina e le forme libere. Quanto ai versi, egli ricorre all endecasillabo, prevalentemente, e al settenario. Usa la rima ma soprattutto le riprese foniche fra un verso e l altro. La musicalità è ricercata attraverso molte figure di suono: allitterazioni, paronomasie, onomatopee. La contraddizione esistenziale è rappresentata dall impiego diffuso di ossimori. Con la tecnica del correlativo oggettivo l interiorità del poeta è rivelata da figure e oggetti dotati di grande concretezza. 948 La metrica Montale è un vigile osservatore della rivoluzione metrica che nel primo Novecento impone sulla scena il verso libero. Rispetto a esperienze di rottura come quelle dei Futuristi e dei Vociani, il suo lavoro rivela tuttavia un marcato riavvicinamento alla tradizione: più sul versante delle misure che non su quello degli schemi strofici. Fatto salvo un modulo elementare come la quartina, il poeta infatti trascura (o in rari casi maschera) i classici moduli della lirica, come la canzone e la ballata; significativamente, al sonetto italiano preferisce quello inglese, detto elisabettiano , composto di tre quartine e un distico finale, a cui ricorre più volte. Il discorso si incanala in forme libere, con una propensione per i gruppi di endecasillabi e settenari, che ricordano alla lontana i precedenti leopardiani, e per le sequenze polimetriche, che trovano un riferimento importante nella strofa lunga dannunziana. La predilezione per ritmi riconoscibili, ma non scontati, si accompagna a una struttura sintattica complessa e a un uso massiccio dell enjambement e di parole sdrucciole alla fine del verso, così da generare la cosiddetta rima ipermetra (per esempio amico : canicola in Non chiederci la parola, T7, p. 953). Quanto alle misure, l endecasillabo resta al centro degli schemi metrici di Montale, dove hanno un ruolo di primo piano anche i versi lunghi, che riecheggiano ora la metrica barbara di Carducci (il quale aveva cercato di riprodurre nel sistema accentuativo italiano i ritmi quantitativi della poesia classica, greca e latina), ora gli alessandrini francesi. Rilevante è anche la presenza diffusa del novenario, valorizzato da Pascoli tra Ottocento e Novecento. Circa la metà dei versi degli Ossi di seppia è rimata, il che distingue Montale da molti importanti poeti della sua generazione, come Ungaretti, più freddi verso questa tecnica poetica di lunga tradizione. Tuttavia agli schemi come rime baciate, alternate, incrociate ecc., anch essi presenti, Montale preferisce disposizioni libere e originali; sono comunque fitte, tra un verso e l altro, le riprese foniche, che costituiscono uno degli elementi più riconoscibili della sua maniera poetica. Strategie retoriche L attenzione ossessiva alla musicalità del verso spiega l abbondante presenza delle figure di suono, come allitterazioni, paronomasie, onomatopee: per fare un esempio, gli «scricchi / di cicale dai calvi picchi di Meriggiare pallido e assorto ( T8, p. 955). Per quanto riguarda le figure di significato, nei numerosi ossimori si rispecchia la contraddizione esistenziale che tormenta il poeta, il suo «immoto andare , come egli stesso scrive, lungo una strada senza meta. L estraneità alla poesia pura derivata dal Simbolismo francese implica un uso misurato e sobrio di metafore e apposizioni analogiche. La tecnica del correlativo oggettivo, fondata sul riconoscimento delle connessioni tra l interiorità del poeta e il mondo circostante, comporta invece la frequenza nei versi di figure e oggetti dotati di una solida concretezza, come il «rivo strozzato , la «foglia riarsa , e il «cavallo stramazzato a terra che si incontrano in Spesso il male di vivere ( T9, p. 958).

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi