Il tesoro della letteratura - volume 3

Sguardi sul NOVECENTO 60 65 70 75 80 85 90 «Viva l Italia! . Io avevo in mano il bastone da montagna. Lo levai in alto per rispondergli, ma non potei pronunciare una parola. Se noi ci fossimo trovati su un terreno piano, nessuno di noi sarebbe arrivato ai reticolati nemici. Le mitragliatrici ci avrebbero falciati tutti. Ma il terreno era leggermente in discesa e coperto di cespugli e di sassi. Le mitragliatrici erano obbligate continuamente a spostare l elevazione e il puntamento, e il tiro perdeva della sua efficacia. Non pertanto,9 le ondate d assalto diradavano e su mille uomini del battaglione, pochi restavano in piedi ed avanzavano. Io guardai verso le trincee nemiche. I difensori non erano nascosti, dietro le feritoie. Erano tutti in piedi e sporgevano oltre la trincea. Essi si sentivano sicuri. Parecchi erano addirittura dritti sui parapetti. Tutti sparavano su di noi, puntando calmi, come in piazza d armi.10 Io urtai contro il sergente dei guastatori. Egli era rovesciato su un fianco, cinto della corazza, l elmetto forato da parte a parte. Era stato colpito alla testa, mentre incitava i suoi compagni, e ripeteva il grido che gli era stato troncato, con una cantilena pietosa: «Avan avan . Attorno, giacevano tre guastatori, con le corazze squarciate. Giungevamo alle trincee. Anche il capitano Bravini cadde colpito, ed io lo vidi, le braccia aperte, sprofondarsi in un cespuglio. Lo credetti morto. Ma, subito dopo, ne sentii il grido di «Savoia! ripetuto, ad intervalli, con voce fioca. Il battaglione doveva attaccare su un fronte di 250-300 metri. Ma l avvallamento del terreno ci aveva involontariamente sospinti, man mano che avanzavamo, verso la stessa striscia di terreno antistante alle trincee nemiche, larga appena una cinquantina di metri. Le mitragliatrici non potevano più colpirci, ma noi offrivamo, ai tiratori in piedi, un bersaglio compatto. I resti del battaglione erano tutti ammassati in quel punto. Contro di noi si sparava a bruciapelo. D un tratto, gli austriaci cessarono di sparare. Io vidi quelli che ci stavano di fronte, con gli occhi spalancati e con un espressione di terrore quasi che essi e non noi fossero sotto il fuoco. Uno, che era senza fucile, gridò in italiano: «Basta! Basta! . «Basta! ripeterono gli altri, dai parapetti. Quegli che era senz armi mi parve un cappellano. «Basta! bravi soldati. Non fatevi ammazzare così . 8 moschetto: fucile leggero e a canna corta. 9 Non pertanto: non per questo. 10 Tutti d armi: i soldati austriaci spa- La rivelazione della follia La follia collettiva della guerra è così scoperta, rivelata dagli occhi «spalancati, [ ] pieni di interrogazione e di angoscia (rr. 16-19) dei soldati, povere vittime inermi dinanzi alla paura, attori rassegnati di una lugubre messinscena decisa e diretta da altri: fa rabbrividire, quel «Savoia! urlato meccanicamente, tragico ritornello che li accompagna fatalmente alla morte. La vecchia Menzogna La letteratura svolge in tal modo fino in fondo il suo rano agli italiani come se fosse un esercitazione al bersaglio. compito di demistificare la realtà, squarciando il velo della retorica e delle falsificazioni, quale quella che descrive come eroica la morte per la patria. Proprio citando un analoga espressione del poeta latino Orazio (Dulce et decorum est pro patria mori, dolce e onorevole morire per la patria , Odi, III, 2, 13), viene intitolata una delle più belle e rivelatrici poesie sull essenza del primo conflitto mondiale (come di ogni altra guerra). Ne è autore l inglese Wilfred Owen (18931918), che l ha scritta, pochi mesi prima di morire, a venticinque anni, durante un attacco sul canale della Sambre, in Francia. 873

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi